CIM Italy, 2022 anno record

Il successo di CIM Italy risiede nella capacità di lavorare bene e trasversalmente su tutti i settori della moda. La soddisfazione maggiore di Stefano Innocenti è di aver creato un ambiente di lavoro sano e collaborativo

Stefano Innocenti con Angela Galbussera dell’Ufficio Stile

La storia di CIM Italy affonda le sue radici negli anni Settanta, ma è nel 2008 – dopo alcuni passaggi di proprietà – che l’azienda di Cernusco Lombardone (LC) specializzata nella produzione e commercializzazione di minuteria metallica acquisisce quella connotazione imprenditoriale capace di decretarne il successo sui mercati internazionali. Una sfida intrapresa e portata avanti da Stefano Innocenti, ex dirigente e consulente aziendale, da 15 anni titolare di una realtà partner delle principali maison del lusso e in forte espansione dal punto di vista tecnologico e creativo.
Stefano Innocenti, lo sviluppo sostenibile è sulla bocca di tutti. Quali sono i vostri progetti e le idee al riguardo?
“Premesso che la sostenibilità sia a mio avviso una chimera in un contesto globale caratterizzato da una popolazione in crescita dal punto di vista numerico e delle aspettative di vita, ritengo sia doveroso porsi il problema dell’ambiente e delle risorse, e che ognuno faccia in merito la propria parte. Noi siamo da sempre sostenibili: il 70% dell’ottone che acquistiamo e utilizziamo è riciclato, ricicliamo quasi completamente gli scarti produttivi, impieghiamo su richiesta plastiche di riciclo. Di volta in volta ragioniamo insieme con i nostri principali fornitori e clienti se sostituire i processi galvanici con verniciature più ecocompatibili, come per esempio il trattamento in PVD. Tutti i materiali e le lavorazioni rispettano imprescindibilmente i capitolati dei clienti del lusso, la nostra filiera produttiva è molto attenta alla collocazione dei prodotti per evitare possibili contaminazioni.
Siamo concentrati continuamente sulla ricerca di materiali nuovi e meno impattanti (bioplastiche ottenute dal latte, legni di colture) però poi bisogna fare i conti con l’industria: le soluzioni esistono, ma sono disponibili a prezzi proibitivi. Inoltre c’è ancora molto lavoro da fare prima di raggiungere quegli standard tecnico-funzionali su cui le grandi case di moda non sono disposte a transigere.
Per quanto riguarda la parte energetica, non siamo un’azienda energivora: il nostro consumo di energia elettrica e di gas è abbastanza marginale, siamo passati a un contratto di fornitura in regime libero che ci ha avvantaggiato nei momenti più difficili, e nella transizione tra il 2022 e il 2023 non abbiamo riscontrato incrementi particolarmente significativi, anche se ovviamente risentiamo anche noi della crescita dei preziosi e delle materie prime”.
Parliamo di fatturato. Qual è il segreto per contenere il calo in un mercato in contrazione?
“Quest’anno abbiamo raggiunto il record di fatturato di 9 milioni di euro circa, il miglior risultato nella storia di CIM Italy, ovvero da 50 anni a questa parte. Il nostro segreto – frutto dell’esperienza acquisita e del confronto continuo con le esigenze del mercato – risiede oggi nel lavorare trasversalmente su tutti i settori, abbigliamento, calzatura e accessori di pelletteria, mantenendo un equilibrio che ci consente di diversificare i rischi. Seppur attenti agli andamenti della moda, siamo anche un’azienda in grado di fornire un prodotto continuativo e questo costituisce un business mix interessante.
Quello che dico a Vincenzo e ad Angela, due persone di grande spessore, è: ‘ ‘Freghiamocene’ della moda, andiamo per la nostra strada e cerchiamo di non appiattirci su ciò che vediamo in giro, sulle tendenze. Proviamo a essere dei battitori liberi’. Senza trascurare, ovviamente, il condizionamento positivo che deriva dagli input dei clienti. Dobbiamo guardare e raccogliere le idee, ma poi cercare di fare un passo diverso, di proporre sempre qualcosa di nuovo e molto indipendente”.
Rinnovare gli ambienti per garantire migliori prestazioni dei servizi offerti: qual è la vostra sfida?
“Siamo solo all’inizio della ristrutturazione degli interni, il prossimo step riguarda i settori dedicati all’atelier e all’ufficio grafico e nel 2024 interverremo sul primo piano dove abbiamo intenzione di realizzare un piccolo laboratorio di test e analisi a uso interno. Ci siamo accorti che più abbelliamo e rendiamo funzionale l’ambiente di lavoro, più si eleva la qualità delle nostre lavorazioni. Siamo sempre più concentrati a una perfezione pressoché assoluta, cerchiamo di divertirci senza perdere il focus sui progetti. Il laboratorio di prove meccaniche e fisiche ci consentirà di essere ancora più attenti e attrezzati nel non incappare in possibili complicazioni nel passaggio dalla prototipia alla produzione”.
Quanto investite in ricerca e sviluppo?
“Ogni anno investiamo in ricerca, macchine e tecnologia tra il 7 e il 10% del fatturato. Non ultimo affrontiamo con lungimiranza il ricambio generazionale e delle maestranze, un problema oggettivo e complesso in tutto il tessuto italiano di piccola e media imprenditoria, non solo nella moda. Sono concentratissimo, e con grande anticipo, sul turn over. Questo significa formazione, affiancamento, corsi continui a 360° dalle vendite al marketing, alla qualità. Nei primi mesi del 2023 è previsto l’inserimento di tre nuovi collaboratori che andranno ad affiancare le nostre maestranze fra tre anni in pensione, per acquisirne le competenze. Un sacrificio per il conto economico dell’azienda perché significa prevedere personale in più, e marginalità più basse alla fine dell’anno. Tuttavia, se i brand del lusso temono molto la perdita di qualità della filiera, questo è l’obiettivo per essere pronti fra tre anni come lo siamo oggi. Altrimenti il rischio è che l’azienda perda valore, perché siamo un’impresa fondata sul valore e il savoir-faire delle persone, al di là della tecnologia che possiamo comperare”.
Quali sono le vostre premesse riguardo alla prossima edizione di Lineapelle?
“Lanceremo un nuovo rivetto inedito, rispetto agli anni scorsi non presenteremo grosse novità perché abbiamo moltissimo ‘fieno in cascina’. Non per niente il 2022 è stato l’anno dei record: dal 1° gennaio al 31 dicembre abbiamo lavorato a testa bassa, impegnati su progetti nel mondo dell’arte, dell’interior design, del merchandising, eccezionali e completamente al di fuori del nostro settore”.
Da imprenditore, cosa la rende più felice?
“Innanzitutto vedere le nostre lavorazioni realizzate per un’importante casa di moda alle ultime sfilate haute couture di Parigi.
Al di là dei risultati economici che ovviamente sono importanti e sui quali sono piuttosto attento, il vanto maggiore come imprenditore è di aver trasformato un’azienda dalla qualità dei rapporti in metastasi, un porto delle nebbie, un ufficio complicazioni affari semplici fortemente burocratizzato in un’ambiente di lavoro positivo e sereno, dove si lavora in modo elastico e flessibile e dove ogni richiesta viene presa come una sfida. Penso che la circolarità della soddisfazione vita-lavoro sia un volano eccezionale. Credo molto in questa visione forse un po’ olistica del mondo del lavoro. È il mio mantra, non retorica”.

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Partner delle Principali maison del lusso

Una realtà produttrice con una particolare vocazione alla logica del servizio e alla customizzazione. Sophia Piotti, Director of Sales, e Angela Galbussera dell’Ufficio Stile di CIM Italy ci spiegano come e per chi lavora l’azienda

Sophia Piotti

Sophia Piotti, Sales Director

CIM Italy è un’azienda made in Italy specializzata nella produzione di minuteria metallica per la moda e il lusso, con un servizio verticale di applicazione dei componenti su capi e accessori forniti dal cliente: due grandi aree che si spartiscono rispettivamente il 50% dell’intero fatturato. L’Ufficio Stile interno collabora con l’haute couture per la realizzazione di progetti personalizzati. Oggi l’azienda è partner delle più importanti maison italiane, francesi e inglesi.
Qual è il vostro core business?
“Siamo storicamente riconosciuti per la creazione e l’applicazione di borchie graffate in ottone. Negli anni abbiamo saputo integrare le nostre competenze nel campo della minuteria metallica oltre che del nylon e dell’ABS, settori per i quali siamo oggi considerati dei produttori e fornitori estremamente validi e competitivi sul mercato nazionale ed europeo: il nostro catalogo prodotti abbraccia qualcosa come 12 book di proposte relative a rivetti, occhielli e quant’altro destinato a soddisfare le richieste delle principali maison europee del lusso. Stiamo valutando la possibilità di entrare anche nel mercato del Far East, dove numerosi sono i brand internazionali che delocalizzano la loro produzione senza però rinunciare alla qualità del materiale proveniente dal vecchio continente”.
Gestite anche attività di conto lavoro?
“Il conto lavoro è una componente altrettanto importante della nostra attività in quanto rappresenta circa il 50% del fatturato aziendale. Qui trova la sua maggiore espressione il valore dell’artigianalità e della manualità. Ci sono due grandi filoni nell’ambito del conto lavoro. Da una parte ci siamo focalizzati sul graffato e sulla minuteria in generale, non solo sulla produzione del materiale in sé, ma anche sulla loro applicazione. Disponiamo di macchine di ultima generazione, dotate di un sistema di controllo di visione per la verifica della qualità. Dall’altra parte, l’applicazione di materiali termoadesivi – dagli strass alle lamine – è un settore che sta acquisendo sempre maggiore importanza, sul quale abbiamo assimilato un grande bagaglio di conoscenze e ci siamo costruiti una solida reputazione”.
Qual è l’iter ottimale nella scelta di uno strass?
“Affianchiamo il cliente nella valutazione dello strass più adatto al tipo di progetto commissionato: Swarovski e Preciosa se si tratta di red carpet. Ma collaboriamo con partner storici altrettanto affidabili e ci rendiamo garanti della qualità del prodotto che importiamo”.
Ne garantite anche la tenuta?
“Siamo in grado di garantire al 100% la qualità dello strass, ma non il modo in cui lo strass terrà sul tessuto per l’infinità di variabili a cui si può andare incontro. Il nostro compito è testarne la tenuta col cliente, per esempio attraverso prove di lavaggio che ci indichino se il tessuto in questione sia più o meno adatto all’applicazione di lamine o strass. In caso contrario cerchiamo di proporre alternative al progetto iniziale”.
Offrite un servizio di prototipia interno?
“La prototipia è per noi la fase più importante ed è gestita internamente. La produzione invece viene quasi completamente affidata ai nostri laboratori esterni che si trovano tutti nell’arco di tre chilometri e sono parte integrante di CIM Italy, in quanto impiegano personale scelto e formato dall’azienda. Ognuno di essi lavora in esclusiva con gli stessi macchinari e gli stessi parametri da noi utilizzati affinché il risultato finale non cambi. Tuttavia non si tratta solo di impostare una macchina, la nostra è un’attività complessa che richiede molta più manualità, artigianalità e sensibilità di quanto si sia portati a credere. Lo scambio di informazioni tra prototipia e produzione comporta la necessità di una presenza costante della nostra responsabile di produzione presso i laboratori partner e viceversa. Il passaggio di testimone tra prototipia e produzione prevede infatti una collaborazione stretta e sinergica affinché si riducano tempi ed errori. La comunicazione interna è fondamentale, cerchiamo di condurre un lavoro di squadra per arrivare insieme alla soluzione del problema, perché ci teniamo a offrire al cliente il miglior prodotto possibile: sappiamo per chi lavoriamo e conosciamo il target price del negozio, pertanto è nostro dovere assicurare un servizio ottimale. La prototipia esige tempi rapidissimi, offrendosi di trasformare l’idea stilistica in qualcosa di concreto. Proprio per questo ci stiamo ampliando, sia in termini di personale che di macchinari, per fornire una risposta ancora più veloce e migliore”.
Di recente vi siete avvicinati al mondo dell’arte attraverso il coinvolgimento nella realizzazione di una mega installazione per la Biennale di Venezia, ospite presso lo spazio espositivo d’arte contemporanea Louis Vuitton. Quanta attenzione dedicate a questo settore?
“È la nostra prima esperienza. Siamo stati contattati da uno studio di architettura di Colonia che si occupa della realizzazione delle opere dell’artista Khatarina Grosse (Friburgo, 1961, ndr), famosa per le sue rappresentazioni su larga scala dove il colore ha un ruolo da protagonista. Si trattava di realizzare dei pannelli di maglia metallica che riproducessero, in un unico mosaico di dimensioni importanti da installare su un’intera parete, un’immagine proposta dall’avanguardista tedesca. Si è instaurata da subito un’ottima intesa tra noi e il committente, in cerca di qualcuno come CIM Italy in grado di mettere a punto una tecnica di stampa digitale su maglia metallica assolutamente specifica e affidabile. La soluzione da noi implementata per soddisfare inizialmente alcune richieste in ambito moda si è così trasformata in un’opera d’arte. Il progetto è piaciuto molto e la collaborazione sta andando avanti. Un’avventura che ci ha permesso di allargare gli orizzonti a nuove potenzialità di business, come la sfera del merchandising, di estremo interesse in termini di visibilità ed economici. L’anno scorso abbiamo collaborato a progetti di visual design, rivestendo per esempio di strass rosso scintillante i pannelli di raso utilizzati per allestire le vetrine di Natale di un noto brand in tutto il mondo, in riferimento alla ricorrenza e all’ultima collezione in passerella. Un risultato davvero scenografico!”.
Dopo il lungo periodo flagellato dalla pandemia, inflazione, caro bolletta e turbolenze geopolitiche minano il clima di fiducia, frenando la domanda di beni. Qual è l’impatto di tali criticità sulla vostra azienda?
“L’instabilità degli ultimi anni ha messo tante aziende con una produzione delocalizzata nella posizione di rivedere le proprie politiche di fornitura e fare uno step back in Europa. Per noi questo ha significato un incremento importante delle richieste, abbiamo davvero molto lavoro, di conseguenza ci stiamo strutturando per cercare di gestire tutto al meglio, esprimendo il massimo della professionalità sotto ogni punto di vista. Il dottor Innocenti negli ultimi anni ha investito in modo significativo in macchinari e tecnologie e questo ci rende più rapidi, più reattivi alle richieste e ci consente di mantenere ritmi più al passo rispetto a nostri competitor italiani. Stiamo inserendo nuove persone da formare soprattutto in prototipia. La formazione in ambito laboratorio è un processo lungo, che richiede tanta pazienza e sensibilità. Non esiste la soluzione fatta e finita, nel caso di CIM Italy si parla di vera e propria lavorazione artigianale: ogni progetto prevede il tempo di una persona dedicata a verificare capo per capo, per un controllo della qualità certosino che ci colloca in una posizione relativamente unica”.
Qual è la vostra grande sfida in termini di sostenibilità di prodotto?
“Possiamo fornire tutti i materiali in Ecobrass, e la maggior parte delle proposte in catalogo è realizzata con ottone riciclato. Siamo sempre in grado di offrire un’alternativa ecosostenibile, tuttavia è difficile che questa venga effettivamente recepita dal mercato perché di fatto risulta ancora economicamente non sostenibile. Utilizziamo solo materiali certificati (Reach, Oeko-Tex®) e nel caso di produzioni ad hoc o di finiture particolari sappiamo accogliere le richieste specifiche legate al capitolato del singolo brand. Il cliente detta le regole e noi gli assicuriamo che quelle regole vengano rispettate. Abbiamo inoltre studiato delle soluzioni innovative che consentono il rispetto dei capitolati imposti dai clienti con un’attenzione al prezzo”.
Vi ritenete un’azienda competitiva sul mercato italiano?
“Siamo un’azienda molto attenta alla voce costi, cioè a rimanere competitiva. Essere made in Italy non giustifica la mancata attenzione al proprio posizionamento nel mercato rispetto ai competitor. Le tecnologie sviluppate anche in termini di galvanica ci consentono di essere particolarmente competitivi in relazione ai capitolati, e questo per noi è una componente fondamentale”.

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L’Ufficio Stile CIM Italy: Vincenzo Grasso e Angela Galbussera

Fuori dalle righe, ma anche “camerieri della moda”. Spinta a innovare e capacità di accontentare, dando concretezza alle idee e alle intuizioni del cliente. Ecco il ruolo dei creativi

Vincenzo Grasso, responsabile Ufficio Stile

“Gli strass sono sempre esistiti, prima della nascita di Swarovski si molavano il vetro e il cristallo a mano. Oggi il mercato tira sullo strass: si cerca la luce nei tempi bui”, esordisce Vincenzo Grasso, responsabile Ufficio Stile, personaggio eclettico con un curriculum di tutto rispetto nel mondo della moda, di cui ha vissuto il periodo d’oro degli anni Novanta. Quindici quelli trascorsi da Gai Mattiolo nel gestire i campionari per le sfilate dell’haute couture, poi l’esperienza a Parigi da Karl Lagerfeld, il rientro a Roma e infine il trasferimento a Milano, capitale della moda e del business, dove vive da nove anni. “Io mantengo le relazioni con gli uffici stile, dove ho coltivato rapporti di amicizia di lunga data, la vera creativa è Angela”, sorride Vincenzo. “Le macchine risolvono molte sfide, ma alla base di tutto è necessario un minimo di maestria e vivacità inventiva. Il mercato del lusso ha compiuto un nuovo balzo, nonostante le incerte condizioni economiche e di consumo: il compito di noi creativi è quello di spingere su proposte molto particolari, di fornire degli input agli uffici stile dei nostri clienti affinché ne facciano tesoro e li trasferiscano sulle proprie linee secondo la loro visione. I clienti ci apprezzano perché siamo un fornitore serio e propositivo, consapevole al tempo stesso della necessità di attenersi ai vincoli”.

Angela Galbussera ci guida alla scoperta dei luoghi di lavoro entrando nel dettaglio del processo creativo. “Le nuove collezioni che a ogni stagione presentiamo in fiera costituiscono il nostro biglietto da visita per lo stilista alla continua ricerca di fonti di ispirazione in vista delle prossime sfilate”, ci spiega Angela. “Graffato e termoadesivo sono i due cuori che battono all’unisono dove sperimentiamo ogni volta nuove tipologie di lavorazione o nuovi mix di lavorazioni. Cerchiamo non solo di offrire soluzioni dal punto di vista stilistico, ma anche di dare risposta a esigenze di natura tecnica, proprie del contesto in cui lavoriamo. Testiamo nuovi materiali e creiamo nuove forme, occupandoci della realizzazione degli stampi e di tutti gli strumenti utili alla fase di applicazione su tessuto o pellame. Il nostro obiettivo – prosegue Angela – è quello di coprire ogni linea, dal prêt-à-porter all’haute couture, mantenendo alta l’attenzione sull’eleganza. Negli ultimi anni abbiamo inserito nei book anche una parte più sportiva perché la contaminazione è la tendenza in essere e fonte di ispirazione. Ci permettiamo di dare suggerimenti, ma senza entrare a gamba tesa o peccare di presunzione. Stiamo al nostro posto, affiancando e aiutando il cliente nella scelta. Il compito dell’Ufficio Stile è di rendere concreta l’idea dello stilista: ci adoperiamo per rispettare gli standard richiesti dal brand, offrendo una soluzione che sia tecnicamente applicabile ed economicamente realizzabile e dunque inseribile in collezione”.

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Controllo qualità: Roberta Marchesi e e Laura Tironi

C’è chi controlla capo per capo: se una borchia è rovinata, se un’applicazione non segue il drittofilo del tessuto, se manca uno strass, si interviene a mano. Una realtà che non ti aspetti. Estremamente affascinante

La responsabile del controllo qualità Roberta Marchesi (a destra) con Laura Tironi

Per identificare e rimediare al difetto, si interviene con la vista e con la mano. Roberta Marchesi aveva poco più di 15 anni quando ha iniziato a lavorare da CIM Italy e oggi è la responsabile del controllo qualità. “Il nostro lavoro si impara strada facendo, ma non si finisce mai di apprendere”. L’esperienza dapprima in produzione, poi in prototipia, quindi nella realizzazione dei campionari l’ha condotta negli anni a un ruolo di grande responsabilità, che richiede tanta pazienza e precisione. “Nel momento in cui riscontriamo il difetto cerchiamo di rimediare manualmente, nel caso non sia possibile, il pezzo risulterà fallato e verrà rimandato in produzione”.
Mentre visitiamo il reparto controllo qualità, Roberta sta verificando che le “gambine” delle borchie graffate applicate al tessuto siano chiuse e ripiegate su se stesse in modo corretto, mentre Laura, nuova leva, si accerta con la punta dell’unghia che uno strass dopo l’altro non si stacchi. “Il riscontro viene fatto a campione o su ogni singolo pezzo a seconda di come il prodotto è stato lavorato”, conclude Roberta. “Ogni intervento è a sé”.

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Laboratorio prototipia

Magazzino maglie metalliche

Laboratorio con macchinari Sagitta

L’opera di Khatarina Grosse alla Biennale di Venezia