Per l’azienda di Colverde (Como) prima partecipazione al Simac Tanning Tech in fiera a Milano. Leader nel settore tessile e con una quota export del 90% ha già servito gruppi importanti della pelle.
All’edizione 2024 del Simac Tanning Tech, ospitata in Fiera a Milano nel mese di settembre, non è passata inosservata ad operatori e addetti ai lavori la presenza di Fimat Srl, in fiera con un proprio stand per la prima volta. L’azienda di Colverde (Como), fondata nel 1986, vanta una comprovata esperienza specialistica a livello internazionale, sia per quanto riguarda il settore del dosaggio colori sia nella produzione di macchinari accessori per stampa. Il core business è rappresentato dalle cucine colori automatiche mod. Monolith.
Nel campo delle cucine colori, in cui opera da oltre 20 anni, Fimat ha introdotto una nuova tecnologia che ha permesso di passare dal concetto di “impianto”, a quello di “macchina” portando vantaggi rilevanti in termini di accuratezza, velocità d’esecuzione, semplicità d’uso e facile manutenzione.
Tale compattezza permette una rapida installazione presso i clienti, con tempi di cantiere irrisori, aspetto decisivo in caso di sostituzione o di sovrapposizione con la gestione manuale in corso.
Il progetto di cucina colori compatta è stato in seguito affiancato da un sistema automatico di preparazione delle basi neutre, in grado di preparare ricette partendo sia da prodotti liquidi che in polvere.
Fimat produce inoltre una vasta gamma di macchine accessorie come miscelatori, macchine di lavaggio per cilindri da stampa e per ogni tipo di contenitore, a cui si affianca una linea completa di macchine per la fotoincisione e la rigenerazione dei cilindri da stampa, con tecnologia ad ultrasuoni.
“È la nostra prima partecipazione a questo salone nella attuale sede di Milano” – ci ha confermato l’ingegner Mauro Leoni, CEO della società, che abbiamo intervistato il terzo e ultimo giorno della rassegna – “avevamo aderito molto tempo fa, a livello esplorativo, quando la fiera era ancora a Bologna. Forti di un’esperienza di 38 anni, siamo specializzati nel tessile, comparto che rappresenta l’85% del nostro fatturato, ma siamo presenti anche nel settore grafico, dove è richiesta altissima professionalità. Abbiamo lavorato in passato con grandi gruppi conciari, producendo macchine di dosaggio non a nostro marchio, e l’occasione del Tanning Tech ci è parsa immediatamente interessante per presentare una novità. Recentemente abbiamo realizzato per Spac Spa, una grande azienda di Arzignano produttrice di sintetici spalmati, un impianto che abbiamo portato qui in Fiera. Si tratta del modello Monolith. Per motivi di spazio non è stato possibile esporre la macchina completa, e ci siamo quindi limitati alla testa di dosaggio, che rappresenta il fulcro della nostra tecnologia”.
Quali sono le vostre credenziali principali?
“Siamo un’azienda di media dimensione, con circa 30 dipendenti, produciamo tecnologie avanzate e questo ci ha permesso di navigare con tranquillità durante questo periodo critico. Tuttavia siamo abituati a guardarci attorno, valutando anche altre strategie commerciali di diversificazione e riposizionamento.
Già dopo una decina d’anni dì attività abbiamo puntato sull’estero, immaginando un calo che poi negli anni è avvenuto. Vantiamo importanti referenze, presso i maggiori brand dell’alta moda (o presso Aziende top che lavorano per loro), che ci dimostrano il loro apprezzamento e la loro soddisfazione con ordini ripetitivi nel tempo”.
Perché avete deciso di investire anche sul conciario?
“Alcuni imprenditori ci hanno interpellato chiedendoci se fossimo in grado di mettere a loro disposizione la nostra tecnologia, e questa è stata una molla decisiva per affrontare con convinzione questa nuova sfida.
Non siamo nuovi del settore, una ventina d’anni fa avevamo realizzato 4-5 importanti macchinari, di cui 2 per il Gruppo Mastrotto di Trissino. Nel contempo siamo consapevoli delle potenzialità della nostra struttura: per il tessile vantiamo 36 agenti in tutto il mondo, e siamo coscienti che l’approccio al settore conciario ci richiederà uno sforzo commisurato. Riteniamo tuttavia importante l’incrocio di esperienze derivate dalla collaborazione consolidata con aziende del settore coating, considerato il cosiddetto “cugino” che sta in mezzo tra tessile, tessuto spalmato e cuoio, che presentano numerosi aspetti in comune (natura chimica e caratteristiche fisiche dei prodotti da dosare). Infine è stato determinante l’incremento degli affari nel nostro Paese, che onestamente in passato abbiamo un po’ trascurato, anche se nell’ultimo triennio abbiamo registrato un trend positivo. Attualmente il 90% del nostro fatturato è legato all’export, ma contiamo di crescere molto in Italia”.
Dal tessile al conciario: quali sono le difficoltà principali che dovrete affrontare?
“Con tutta onestà, e senza sottovalutare niente, siamo fiduciosi e per nulla preoccupati. Non per sopravvalutarci ma riteniamo il nostro livello molto alto, e siamo quindi in grado di presentarci sui mercati della pelle con prodotti eccellenti. Per noi parlano i numeri: realizziamo impianti di dosaggio dotati di alta produttività e precisione adatti per la stampa di prodotti di alta moda, abbigliamento, arredo bagno e arredamento, in settore dove le opzioni sono maggiori in virtù di un mercato molto più vario. Ad esempio i foulard Hermes, conosciuti e venduti in tutto il mondo, utilizzano colori prodotti con estrema precisione da 4 cucine Fimat: a livello produttivo siamo in grado di produrre sino 140-150 batch all’ora; se si confrontano i 30-40 batch richiesti in conceria, la produzione risulta agevole. A livello di produttività nel tessile riusciamo a fare in un’ora quello che in altri settori viene realizzato in più giorni”.
La pelle è considerata un “materiale vivo”: come risolverete questa problematica?
“Per la verità anche nel tessile, così come nel cuoio o nei sintetici, sono presenti fibre naturali e artificiali.
Noi dosiamo con precisione prodotti base, coloranti o ausiliari. Normalmente nel settore conciario si utilizzano poche classi di coloranti, mentre nel tessile per la seta si usano coloranti acidi e premetallizzati, per Il poliestere coloranti dispersi e per il cotone coloranti reattivi; ciascuna di queste classi chimiche richiede accorgimenti dedicati, come del restoavviene, in misura forse più ridotta, nel settore cuoio. L’adattamento alla realtà conciaria ci ha richiesto solo qualche integrazione tecnica ma nessuno stravolgimento sostanziale del sistema”.
La lontananza chilometrica dai distretti di Arzignano, Santa Croce sull’Arno e Solofra rappresenta un limite per voi?
“Assolutamente no, i nostri sistemi hanno sin qui dimostrato, grazie alle scelte tecniche applicate, un notevolissimo livello di affidabilità meccanica, che comunque supportiamo con un servizio post-vendita rapido (siamo a 2 ore di distanza da Arzignano e 3 da Santa Croce) e da una contrattualistica di manutenzione programmata personalizzabile. Le nostre macchine sono concepite, in ogni caso, per disporre dell’assistenza remota, con la possibilità di collegamenti in tempo reale. Vantiamo tutte macchine finanziabili con Industria 4.0, utilizziamo l’acciaio inox per ogni organo meccanico e componenti a marchio Siemens, o altri produttori internazionalmente conosciuti, per quanto riguarda elettronica, PLC e inverter. La nostra strategia imprenditoriale prevede che il cliente non dipenda strettamente da noi per il reperimento dei principali ricambi, forniamo macchine solide e ben concepite che non hanno quasi bisogno di assistenza, e possiamo assicurare di poter assistere il cliente in caso di difficoltà, con necessità di rarissimi interventi di nostri tecnici in loco”.
Come vi rapportate con i vostri clienti stranieri?
“L’unico vantaggio che ha portato il Covid a livello commerciale è che si viaggia meno: prima del 2020 un cliente indiano, e orientale più in generale, voleva incontrarti, adesso accetta i primi confronti in call, magari con a fianco i componenti del suo ufficio tecnico, poi eventualmente ci si incontra per firmare il contratto. In Italia i contatti sono chiaramente più agevoli, sia per le distanze in gioco, sia per la maggiore competenza dei nostri interlocutori”.
Che interesse avete registrato in fiera a Milano?
“Siamo molto soddisfatti, il bilancio finale è sicuramente positivo. Siamo arrivati con una lunga lista di appuntamenti, anche se non c’è stato affollamento in quanto il nostro marchio nel settore conciario non è ancora così affermato. Nonostante questo, molti operatori che non ci conoscevamo hanno chiesto informazioni e contatti tecnici più approfonditi. Nei mesi precedenti abbiamo preparato bene l’evento fieristico con un lavoro di mailing e distribuzione di volantini e opuscoli a Lineapelle, riscontrando curiosità sia a livello nazionale che da alcuni gruppi stranieri”.
L’ingegner Mauro Leoni, CEO Fimat