Dal periodo post-Covid la DERMACOLOR di Castelfranco di Sotto (Pisa), specializzata nella progettazione e realizzazione di prodotti chimici per la lavorazione del pellame, sia per la fase umida che per quella di rifinizione, esce con importanti novità.
“Negli ultimi 15 mesi non ci siamo concentrati soltanto sui costi aziendali – precisa il direttore tecnico Andrea Meucci – ma soprattutto ci siamo concentrati sulla ricerca e lo sviluppo di nuovi prodotti e di nuovi processi produttivi al fine di migliorare l’impatto sull’ambiente. Tra queste innovazioni, già a fine dicembre, siamo usciti sul mercato con un’innovativa linea di processo certificata denominata D-Light Blue, che ha ottenuto la certificazione ISO 17033-2019 dei claim etici e che permette di saltare per intero la cosiddetta fase di pickel, la fase più pericolosa della concia al cromo, con vantaggi significativi sulla sostenibilità ambientale e sociale del processo produttivo e con notevoli risparmi sui tempi e costi di produzione. Abbiamo poi concentrato le nostre attività di ricerca su innovazione e sostenibilità per sviluppare Future Fit un processo che permette alle concerie di produrre e rendere la loro pelle biodegradabile per acque reflue e compost. Questi 15 mesi sono stati difficili da gestire per molti aspetti. Il coronavirus ha complicato i piani, imponendoci una brusca frenata nei contatti e nel fatturato, ma abbiamo cercato di adattarci con rapidità al cambiamento rimodulando i nostri programmi ed oggi notiamo che i nostri sforzi sono stati apprezzati”.
Dalla Dermacolor fiducia per la seconda metà dell’anno. “Il mercato si sta muovendo in modo ancora lento – aggiunge Meucci – ma è importante che comunque si stia muovendo. Chiaramente questo è legato a tutto il comparto. Ci auguriamo che la vaccinazione ci permetta almeno di frenare e ridurre la diffusione del virus, favorendo così la ripresa di una vita “normale”, Questo ci permetterebbe di poter contare su una crescita per la seconda metà del 2021. Nel frattempo cerchiamo di usare tutte le conoscenze per rimetterci in gioco e fare un salto di qualità. Per essere pronti al momento della ripresa. Le fiere internazionali ci sono mancate per i contatti ed i legami che queste fanno nascere o crescere. Manca l’incontro e la vicinanza con i nostri clienti, soprattutto con quelli lontani che in questo periodo non abbiamo potuto visita o incontrare neppure al di fuori della fiera”.
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Valentina Palagini e Andrea Meucci