Marina Bongiorno è un vero esempio di imprenditoria femminile di successo: oltre 20 anni fa, ha dato infatti vita al primo e-commerce dedicato al mondo dell’antinfortunistica, quando ancora i grandi player di questo settore non esistevano.
Ubicata in provincia di Bergamo, oggi Buongiornowork.com rappresenta il primo distributore italiano dei maggiori brand mondiali come Carhartt, Caterpillar e 3M, solo per citarne alcuni, preoccupandosi di preservare la salute di chi lavora nell’edilizia, negli ospedali, nei cantieri edili e stradali, di chi lavora nei saloni di bellezza, chi nelle cucine dei ristoranti e delle mense, chi negli studi dentistici, ottici o veterinari. Chi lavora, qualunque sia la sua professione.
Parlavate di e-commerce quando ancora non si sapeva esattamente cosa volesse dire…
Grazie a una profonda lungimiranza, capacità di innovarsi e guardare alle nuove tecnologie, sono riuscita a fare impresa creando qualcosa che ancora non esisteva. Quando all’epoca le persone mi chiedevano quale fosse la mia attività, non lo comprendevano del tutto. Ci è voluto molto tempo per far passare il concetto che fosse possibile acquistare qualcosa senza doversi recare in un negozio fisico.
Quando e come nasce Bongiorno Infortunistica?
Tutto nasce dal mio background, culturale e familiare. All’università ho studiato marketing: il mio professore dell’epoca lavorava in Barilla e mi ha lasciato una forte impronta legata al Largo Consumo. Inoltre mio padre ha lavorato per grandi marchi come Yves Saint Laurent e Fendi prima, come produttore di intimo poi e infine come grossista. Il mio legame con la moda è sempre stato profondo. Il mio progetto professionale è cresciuto con la precisa volontà di creare il connubio perfetto tra il know-how sviluppato in famiglia e tutto ciò che avevo studiato. Negozio, catalogo e e-commerce per me non sono entità singole, piuttosto un insieme imprescindibile. Io sono cresciuta a Pordenone dove è tuttora presente una delle più importanti basi USA in Italia. Per territorio e per cultura, gli Americani avevano, e hanno tutt’ora, la consolidata abitudine di comprare tramite catalogo. Lo sfogliavano, sceglievano e il cargo contenente la merce giungeva puntuale dall’America una volta alla settimana. Questa tipologia di acquisto mi ha influenzato e ispirato allo stesso tempo. La vendita a distanza è il più antico modo di commerciare che conosciamo. È davvero una storia antica e l’e-commerce è l’evoluzione di questa storia. D’altra parte non bisogna neanche considerarlo come punto di arrivo perché c’è molto ancora da fare. Noi stiamo già guardando oltre.
Come siete arrivati all’abbigliamento tecnico da lavoro?
Mio padre aveva un immenso negozio di 8mila metri, su due piani, suddiviso in reparti e organizzato in stile cash and carry. Come La Rinascente ma all’ingrosso. Era molto bello. Agli Americani non piaceva andare nelle piccole botteghe perché erano già abituati ai grandi store. Furono appunto loro a chiedere a mio padre di istituire il sistema delle tessere, che fu il primo in Italia. Ne esistevano di due tipi: una tessera Oro, riservata alle cariche più alte, e una Argento per il resto del personale militare. Il magazzino era organizzato molto bene. Uno dei reparti in cui non mancava mai la merce era proprio quello riservato all’abbigliamento da lavoro, tipico di questo tipo di struttura. Generalmente si trattava di tute, jeans, camicie di flanella, sotto pantaloni e maglie di lana. Mi ricordo che mio padre aveva due e o tre marchi, tra cui la Global, non di più. All’epoca non c’era altra offerta sul mercato. Di tipologie di scarpe ce ne era una sola, e non particolarmente bella. Quando ho iniziato, memore di questa esperienza, ho subito cercato di dare una impronta precisa al sito e di utilizzare il mio gusto anche nella scelta dei brand, trasmettendo i valori tipici del Made in Italy anche in un settore così particolare.
Connubio perfetto dunque tra negozio fisico, cartaceo e e-commerce, organizzato secondo la stagionalità della moda, corretto?
Sì. A febbraio e a settembre lanciamo i nostri nuovi cataloghi ma tutte e tre le componenti sono parte integrante di un unico coerente sistema. L’Università Bocconi di Milano mi ha interpellato per tenere alcune lezioni dedicate all’e-commerce visto che rappresentiamo un caso-studio e io comincio sempre col dire a tutti che non puoi pensare ad avere solo un buon e-commerce ma è necessario pensare piuttosto ad una logistica efficace. Amazon, che è una logistica a tutti gli effetti, è un esempio di successo perché ha pensato che l’unica maniera per poter essere leader era quella di non far pagare la spedizione. Anche noi abbiamo applicato una policy con possibilità di non dover sostenere i costi di spedizione ma, ancora più importante, cosa che ci differenzia da tutte le altre realtà, è che noi garantiamo i prodotti che vendiamo perché ci assumiamo la responsabilità penale della loro idoneità al lavoro. Questo è un nodo focale sul quale continuiamo a sostenere la necessità di una campagna di informazione più puntuale, anche a costo di investire di più, perché è fondamentale informare le persone che Assosistema, al quale noi aderiamo, garantisce la tutela della salute di chi acquista i prodotti su piattaforme come la nostra. Infine, non meno importante, è continuare a comunicare che il nostro personale è altamente formato proprio per la delicatezza del tema.
Quando inizia esattamente l’avventura della Buongiorno Infortunistica?
Nel 1990: mentre frequentavo ancora l’Università, ho dato vita a questo progetto diventando pioniera di una tipologia di vendita che ancora non esisteva. Da allora la crescita è stata costante pur mantenendo una attenzione elevatissima alla selezione dei brand che vendiamo.
Come vi promuovete esattamente?
Oltra alla classica pubblicità, spediamo più di un milione di cataloghi via posta ad una specifica mailing list di professionisti che opera in tutta Italia.
Quali sono i vostri prossimi step?
Abbiamo tanti nuovi progetti in cantiere tra cui nuove aperture verso l’estero ma non posso rivelare nulla di più al momento. Vedrete…


