All’indomani di un viaggio lungo ottant’anni, Schmid coglie la necessità di trasformazione ripartendo da importanti investimenti finanziari e un rinnovamento del catalogo prodotti
Marchio icona del made in Italy, Schmid compie ottant’anni. Fondata in Italia nel 1942 dall’imprenditore svizzero-tedesco Walter Schmid, l’azienda passa dai primi anni Novanta sotto la lente di ingrandimento di fondi e investitori i cui interessi finanziari a carattere prevalentemente speculativo ne indeboliscono la spinta all’innovazione e alla crescita. Dopo il piano di rilancio avviato nel 2013, la società conosce un ulteriore periodo di difficoltà principalmente dovuto agli effetti della pandemia da Covid-19. Schmid però non ha mai perso la capacità di esprimere un prodotto artigianale in grado di dialogare con le esigenze delle maggiori case di moda italiane e internazionali. Il suo ruolo di converter di eccellenza nel settore dei tessuti e semilavorati per la realizzazione di calzature e articoli di pelletteria viene confermato oggi dal nuovo assetto societario, che vede la Schmid di San Giuliano Milanese interamente posseduta da Prima Partecipazioni Srl di Mario Boselli e Giorgio Iacobone per il 90% e per il 10% da Valerio Baiardo. Una squadra in grado di garantire un corretto equilibrio tra managerialità e spirito imprenditoriale. Abbiamo incontrato il direttore generale Valerio Baiardo. Entrato in Schmid nel 2020, Baiardo vanta una lunga e consolidata esperienza commerciale e dirigenziale in aziende del comparto moda del calibro di Fratelli Peluso, Cesare Catini, Alexander Nicolette, Vittorio Piani, Bally, Levi’s, U.S. Polo Assn., Ermenegildo Zegna, Frau, solo per citarne alcune. Secondo il suo punto di vista è fondamentale non perdere mai il contatto col mercato, ma capire come questo si evolve, anche osservando direttamente ciò che si vende in negozio.
Valerio Baiardo, lei è il nuovo direttore generale di Schmid. Come nasce l’idea di questo rilancio?
Schmid rappresenta una delle migliori eccellenze della catena di fornitura italiana ed estera nel settore della moda e del lusso. L’intera quota azionaria è oggi nelle mani di tre figure professionali che ben si integrano nel rispetto dei relativi ambiti di competenza professionale. Il Cavaliere del Lavoro Mario Boselli e l’avvocato Giorgio Iacobone mi hanno coinvolto per assicurare all’azienda un nuovo assetto organizzativo che le consentisse di cambiare passo dopo due anni critici dovuti all’impatto economico del Coronavirus. Ne abbiamo inizialmente garantito la solidità finanziaria, assorbendo il debito e deliberando un consistente aumento di capitale. Una volta messa in sicurezza la società, abbiamo redatto un prudente piano di lavoro a tre anni che ci consentirà di rilanciare un marchio dal ruolo storico e dall’elevata visibilità nel sistema produttivo internazionale, capace di servire in maniera virtuosa un settore trainante del made in Italy nel mondo come quello degli accessori moda. I numeri già in crescita ci stanno dando ragione.
Quali sono le vostre strategie di sviluppo?
Intendiamo consolidare il ruolo di Schmid quale azienda propositiva in termini di prodotti innovativi e di servizio flessibile con l’obiettivo di cogliere le opportunità legate ai trend del futuro. Stiamo rinnovando e ampliando il catalogo. Schmid ha sempre goduto di un’ottima reputazione in materia di innovazione e capacità ispirazionale. Storicamente collaboriamo con le maison più rinomate creando prodotti speciali su misura. Siamo conosciuti come “quelli” della rete, del raso e del velluto, ma siamo anche glitter, vinile e poliuretano, nylon, lycra e neoprene, oltre a pizzi e paillette, nonché microfibra, lana lavorata jacquard e molto altro ancora. La concorrenza spietata, l’impossibilità di programmare gli ordini come in passato, la carenza di materie prime, l’impennata dei costi di trasporto hanno reso il servizio e l’organizzazione del lavoro sempre più complessi. Il mio intento primario è riorganizzare il magazzino, implementandolo di quei prodotti base che non subiscono l’andamento altalenante legato alle tendenze della moda, non solo nell’ambito dei tessuti, ma anche nella proposta di quelle categorie di articoli coerenti con la nostra offerta. Come, per esempio, una nuova gamma di fogli di rinforzo attentamente studiata per rispondere alle esigenze dei comparti calzaturiero e pellettiero. L’altro obiettivo importante è quello di espanderci all’estero. Stiamo valutando la penetrazione di nuovi mercati secondo un piano di intervento preciso e definito.
Quanto incide in tale contesto la valorizzazione delle risorse umane?
Un esempio per tutti. Ho riportato in azienda una figura professionale fondamentale come Silvio La Cava, per dodici anni sales manager di Schmid. Memoria storica, La Cava è una persona chiave dotata di ottime competenze tecniche, in grado di lavorare a stretto contatto con le case di moda e di parlare la lingua degli uffici stile. Abbiamo una squadra giovane e determinata: da Andrea Badoni del commerciale e customer service a Stefania Caramagna dell’amministrazione, con le sue collaboratrici, fino alle persone della logistica e del magazzino che svolgono un importante lavoro di pianificazione e controllo qualità. Sono molto contento del team attuale, soprattutto del clima di collaborazione che si vive in azienda.
Quale risposta date alla crescente domanda di sostenibilità nel settore della moda?
Stiamo cercando di acquisire la certificazione GRS-Global Recycle Standard – la procedura è lenta e complessa – che stabilisce i requisiti dei prodotti ottenuti da materiali da riciclo. Compatibilmente con la disponibilità di materia prima, stiamo investendo su articoli ecosostenibili affrontando tutte le difficoltà che questo comporta. D’altro canto bisogna far capire al consumatore finale che il prodotto riciclato offre prestazioni diverse da quello tradizionale e impone prezzi superiori dovuti principalmente all’adeguamento dei processi produttivi e al costo delle certificazioni necessarie.

Valerio Baiardo, direttore generale di Schmid
La parola al Cavaliere del Lavoro Mario Boselli
Socio storico di Schmid insieme con l’avvocato Giorgio Iacobone, il Cavaliere del Lavoro Mario Boselli crede fermamente nel progetto di rilancio della storica azienda italiana affidato alla nuova direzione generale di Valerio Baiardo. Il primo passo per assicurare alla società un futuro è stato quello di salvaguardarne la situazione patrimoniale e finanziaria e di ridefinirne l’assetto organizzativo. Oggi Schmid è pronta per affrontare le sfide di domani.
Cavalier Boselli, lei ha creduto e continua a credere in Schmid. Quali sono le motivazioni?
Il primo a credere in questo progetto è stato il nuovo direttore generale Valerio Baiardo che lo ha condiviso accettando l’incarico e partecipando alla ricapitalizzazione della società. Per quanto mi riguarda, grazie alla mia esperienza di lungo corso (le imprese tessili della famiglia Boselli risalgono addirittura al 1586, ndr) ho visto un parallelismo tra alcune aziende di successo che realizzano prodotti di lusso per il prêt-à-porter di alta gamma e Schmid, specializzata nella subfornitura di tessuti e materiali per il comparto della calzatura e della pelletteria altrettanto destinati ai brand del prêt-à-porter più blasonati. Mi ritengo un fautore delle eccellenze italiane: le filiere produttive a monte del settore luxury sono alla base del successo del made in Italy, non a caso l’Italia è la “fabbrica” delle più importanti maison francesi. La Schmid è un esempio in questo campo.
Nonostante gli avvenimenti dell’ultimo biennio, i marchi icona della moda non hanno subito grosse ripercussioni grazie alla loro immagine universalmente riconosciuta. Ambìti e apprezzati nei nuovi mercati, i brand del lusso esportano l’80/90% della loro produzione, di cui il 30/40/50% è diretto in Cina. Il nostro futuro, come peraltro il nostro passato, è l’esportazione. Diretta e indiretta. La posizione di subfornitori di marchi che esportano l’80/90% dei propri beni consente di fruire di questa catena del valore e di ampliare la propria zona di comfort in termini di marginalità.
La nostra scommessa, suffragata da elementi razionali, è di essere subfornitori del luxury mondiale, vale a dire delle eccellenze italiane e francesi, le uniche di fatto in grado di proporre vera moda e vera creatività.
Quali sono le strategie da mettere in campo per conquistare i brand del lusso?
Soprattutto due: con il nuovo corso la ricerca e l’innovazione hanno fatto un salto di qualità. È necessario fare la propria parte proponendo prodotti qualitativamente in linea con le esigenze del mercato, sia estetiche che legate ai nuovi obiettivi di sviluppo sostenibile e di economia circolare. Da un po’ di tempo a questa parte parlare di sostenibilità è diventato “di moda”. Si tratta invece di una necessità reale alla quale bisogna rispondere in modo assolutamente concreto: per noi la scommessa è quella di arrivare a realizzare prodotti sostenibili a costi, e quindi prezzi, altrettanto sostenibili.
La seconda strategia riguarda il servizio. Fondamentale è l’interlocuzione stretta tra fornitore e cliente inteso come stilista, direttore creativo, ufficio acquisti. Il servizio deve essere personalizzato, à la carte per dirla alla francese, ma al tempo stesso propositivo, ovvero in grado di fornire alla firma spunti creativi da cui partire per realizzare un prodotto esclusivo.
Con quali modalità intendete competere sui mercati internazionali?
Le modalità sono sempre le stesse e ne vedo sostanzialmente due: creare un network capillare di agenti sul campo che vengano regolarmente visitati dal responsabile di area. Partecipare a mostre e fiere di respiro internazionale come Première Vision e Lineapelle, canali strategici per consolidare i rapporti di fiducia con i buyer.

Il Cavaliere del Lavoro Mario Boselli