Assocalzaturifici, Industria calzaturiera italiana

INDUSTRIA CALZATURIERA ITALIANA: nel primo trimestre 2022 crescono export (+21,4% a valore) e spesa delle famiglie (+20,6%), con veneto e toscana in pole position per le esportazioni. previsto però un rallentamento già a partire dal secondo

Buone notizie, almeno in parte, per l’industria calzaturiera italiana. La fotografia del settore scattata dal Centro Studi di Confindustria Moda per Assocalzaturifici, presentata in occasione dell’assemblea nazionale dell’associazione.
Per quanto riguarda l’andamento regionale: Veneto (+10,7% in valore su gennaio- marzo 2021) e Toscana (+26,6%) si confermano ai primi due posti per esportazioni (assieme coprono poco meno della metà del totale Italia del periodo analizzato), seguite dalla Lombardia (+33%) e dalle Marche (+19%). L’industria calzaturiera italiana consolida il recupero avviato l’anno scorso, segnando nel primo trimestre del 2022 una crescita sia dell’export (+21,4% a valore) sia della spesa delle famiglie (+20,6%). È la fotografia del settore scattata dal Centro Studi di Confindustria Moda per Assocalzaturifici, presentata in occasione dell’assemblea nazionale dell’associazione assieme ai consuntivi per il 2021, un anno che ha visto il fatturato complessivo del comparto tornare a 12,7 miliardi di euro (+18,7%, ma ancora al di sotto dell’11% rispetto ai 14,3 miliardi del 2019 pre- Covid) e la produzione nazionale a 148,8 milioni di paia (+13,8%).
Nella prima frazione del 2022, giro d’affari, produzione industriale, export e consumi interni hanno registrato crescite a doppia cifra sull’analogo periodo del 2021. Uno scenario che però non tranquillizza sul futuro e impone una certa prudenza, come osserva Siro Badon, numero uno di Assocalzaturifici: «Il progressivo recupero che stava riportando le aziende del settore ai livelli pre-pandemici ha dovuto fare i conti, da fine febbraio, con lo scoppio del conflitto tra Russia e Ucraina, e con il conseguente crollo, a partire da marzo, dei flussi a loro diretti (-52% in valore nel bimestre marzo-aprile le vendite ai due mercati). Particolarmente colpiti, ovviamente, i distretti calzaturieri tradizionalmente esposti in queste aree, in primis quelli marchigiani e romagnoli, che hanno registrato l’annullamento delle spedizioni di merce in consegna e degli ordinativi in portafoglio. Agli eventi bellici si sommano poi il problema dell’impennata dei costi energetici e l’assenza di riduzioni significative nei prezzi delle materie prime, da molti mesi su livelli decisamente elevati, oltre al timore di una recrudescenza delle varianti del virus».

www.assocalzaturifici.it