Partendo dall’ascolto dei bisogni, desideri e sogni delle donne, Diadora Utility ha ideato una calzatura da lavoro specifica per il pubblico femminile
Le calzature antinfortunistiche percorrono molti più passi di quanto si possa pensare. Milioni di persone dipendono dalle scarpe da lavoro per garantire la salute a piedi e gambe. Come un’impronta digitale, ogni piede è individuale e si muove in modo diverso. Ecco perché è così importante scegliere una scarpa che risponda a requisiti specifici come sicurezza, comfort e durabilità. Diadora Utility, player di riferimento in Italia nel settore di abbigliamento e calzature di sicurezza, ha colmato quello che, fino ad oggi, era un enorme vuoto, ovvero la mancanza di una calzatura antinfortunistica come Athena, unica nel suo genere, che venisse realizzata partendo dalla morfologia del piede femminile. Grazie a innovazioni tecnologiche, elevatissimi standard qualitativi e una forte impronta sportiva, Diadora Utility cambia le regole del mercato dettando nuovi parametri competitivi. Nasce così Athena, il primo modello Utility studiato per soddisfare le esigenze delle lavoratrici, all’interno del Centro Ricerche Diadora con la collaborazione dell’Instituto de Biomecánica di Valencia (IBV), uno degli enti più autorevoli nel campo dello studio del comportamento del corpo umano e della sua interazione con i prodotti e l’ambiente circostanti. In questa intervista, Michele Risatti – R&D and Quality Manager e Romina Zanchetta – Marketing & Communication Director Utility ci raccontano come è nata, il grande lavoro che sta alla base del suo sviluppo e quali sono le sue peculiarità.
Romina Zanchetta: “Diadora venne fondata nel 1948, Utility nasce all’interno del mondo Diadora, cinquant’anni dopo nel 1998, e poggia tutt’ora sugli stessi due pilastri: ricerca e innovazione da un lato, design sportivo dall’altro. Utility, da sempre condivide con Diadora sia lo stesso posizionamento di brand premium, sia gli assets: il Centro Ricerche Diadora (CRD), ad esempio, che lavora trasversalmente su tutte le categorie di prodotto. Pensiamo infatti a cosa cerca un runner: leggerezza, traspirazione, reattività e ammortizzazione. Se facciamo il parallelismo con il mondo della sicurezza, come non c’è una scarpa da running universale che possa soddisfare ogni runner, così non c’è un dispositivo di protezione individuale che vada bene per tutti: dipende dalla fisicità del lavoratore che lo indossa e dal tipo di lavoro che fa. Su queste basi si sviluppa il nostro lavoro e la grande ricerca tecnologica. Siamo unici in questo, non ci sono altre realtà che possano vantare una convivenza così stretta tra sport e mondo safety. Sviluppiamo tecnologie per lo sport e le trasliamo nella sicurezza, e viceversa. Per farlo ai massimi livelli ci avvaliamo della collaborazione di centri di ricerca in tutto il mondo. Collaboriamo, ad esempio, con l’Istituto di Biomeccanica di Valencia (IBV), l’Università di Medicina di Washington (UMW) e il Politecnico di Torino, per citarne alcuni.”
Progetto Athena: dove affonda le sue radici?
“Partiamo da un assunto, che poi è il fulcro di questo progetto: ogni dispositivo di sicurezza è normato. Il datore di lavoro, responsabile della scelta dei DPI utilizzati all’interno della sua azienda, dovrebbe tenere in considerazione le caratteristiche di chi li indossa. Ad oggi, la donna non è quasi mai riuscita a beneficiare di un dispositivo di sicurezza pensato per rispondere alle sue esigenze e creato sulla morfologia del suo piede. La nostra mission è prenderci cura del nostro consumatore: per noi, al centro di tutto, c’è il suo benessere. Da qui nasce la spinta ad affrontare sfide sempre nuove. Così come lo sport ha al centro il benessere dell’atleta, allo stesso modo noi mettiamo al centro del nostro operato il lavoratore stesso. In questo caso abbiamo concentrato le nostre energie sulle lavoratrici, sviluppando un prodotto completamente nuovo che fosse in grado di soddisfare le loro aspettative e di rispondere a necessità fisiche diverse da quelle dell’uomo”.
Che tipo di ricerche avete fatto?
“Oltre ad aver dato vita ad una vera e propria ricerca bibliografica ad hoc mirata a studiare la morfologia del piede femminile con uno dei più prestigiosi istituti nell’ambito dell’analisi del comportamento del corpo umano, l’Istituto di Biomeccanica di Valencia, abbiamo condotto innumerevoli interviste sul campo”.
Ci potete spiegare meglio cosa intendete per «interviste sul campo»?
“Abbiamo coinvolto IPSOS per due differenti ricerche: una qualitativa e una quantitativa, intervistando centinaia di donne di nazionalità diversa che lavorano in settori differenti. L’output emerso è un quadro molto chiaro sulle esigenze di comfort, fitting e leggerezza. Per la maggior parte delle intervistate la funzionalità risulta essere la caratteristica principale e la fascia d’età più giovane è attenta anche all’estetica.” Prende la parola Michele Risatti: “Parallelamente, noi ci siamo occupati di fare un’analisi più oggettiva sull’ergonomia, basata su dati scientifici, che ha evidenziato le differenze anatomiche tra uomo e donna. Per fare questo ci siamo affidati a uno dei nostri principali partner di ricerca, IBV appunto, con cui abbiamo già in essere una serie di progetti attivi per il mondo del running. Da questo studio sono emersi i dati che ci hanno permesso di selezionare i materiali migliori, studiare quale forma e allacciatura fossero più adatte per la nostra scarpa Athena, e lavorare sulla possibilità di ottimizzare la distribuzione delle pressioni plantari in base alle necessità specifiche della donna. Per la prima volta abbiamo creato una calzatura dedicata per il piede femminile”.
Di quali componenti stiamo parlando esattamente?
“Ogni componente di Athena è stato sviluppato partendo dallo studio dell’anatomia del piede femminile e dalle necessità delle centinaia di donne che hanno preso parte alle nostre ricerche. I punti su cui ci siamo concentrati sono stati: forma, calzata e fitting. Forma, allacciatura e drop dedicati garantiscono la migliore calzata e il massimo confort per accogliere il piede in totale sicurezza. Grazie ad un plantare studiato ad hoc per la donna, in poliuretano espanso a cellule aperte bi-densità con carboni attivi che lavora in base alla pressione applicata, e quindi al peso dell’utilizzatrice finale, siamo riusciti a far sì che il drop fosse ideale per le lavoratrici, permettendo la distribuzione ottimale delle pressioni plantari sulle teste metatarsali e sul tallone. L’intersuola in poliuretano espanso D-Light assicura un’ottima ammortizzazione e stabilità del piede. Il battistrada presenta un design e una conformazione mai visti prima. I tappi della suola hanno una funzione tecnica relativa alla resistenza allo scivolamento, che risponde alla nuova normativa. La loro distribuzione è studiata con aree di rinforzo nella parte della punta e del tacco al fine di garantire il passaggio dei fluidi per una rapida pulizia del battistrada e una flex zone/area flessibile che agevola e accompagna la direzione naturale del piede in fase di rullata. Infine, la suola è caratterizzata da un design morbido, con linee pensate per esaltare il piede femminile”.
Quali sono state le fasi successive?
“Dopo la prima fase di benchmark, siamo passati alla seconda fase, quella in cui, una volta creata la scarpa, IBV ha fatto testare i nuovi modelli Athena alle lavoratrici, realizzando dei “perception test” per ricevere un riscontro puntuale sul nuovo prodotto. A seguire sono stati realizzati dei test meccanici sulla calzatura, certificati da un ente terzo. Il risultato emerso è stato decisamente positivo e rispondente alle esigenze femminili. Athena si è rivelata una calzatura altamente innovativa, che per forma, fitting e drop, risponde appieno alle esigenze di chi la indossa, incrementandone la sensazione di protezione”.
Perché lanciarla proprio ora?
“Innanzitutto, il numero di donne che lavorano in ambienti dove sono necessari dispositivi di sicurezza è incrementato notevolmente negli ultimi anni. Inoltre, di non meno importanza, è aumentata anche l’attenzione del datore di lavoro nei confronti dei suoi dipendenti. I tempi erano ormai maturi”.
Romina Zanchetta: “È da un paio d’anni che lavoriamo su Athena. L’anno scorso abbiamo lanciato Fly, la scarpa antinfortunistica più leggera nel settore di riferimento, e non ci siamo fermati. Ci teniamo ad essere veri innovatori, quelli che rompono le regole del mercato. Lo abbiamo fatto tanti anni fa con l’introduzione del colore nella scarpa antinfortunistica; successivamente abbiamo introdotto la tecnologia “Net Breathing System by Geox” che assicura la massima traspirazione del piede, e ora proponiamo un nuovo prodotto che, ancora una volta, anticipa quelle che sono le reali esigenze del consumatore finale. Fino ad ora le donne si sono accontentate; con la scarpa antinfortunistica Athena non è più necessario. La nostra volontà è di sensibilizzare l’RSPP e i Manager che si occupano dell’acquisto dei dispositivi, trasmettendo il messaggio che il benessere di una persona passa anche attraverso la scelta della calzatura certificata più adatta alle sue esigenze. La linea Athena è anche certificata secondo la nuova norma EN ISO 20345: 2022”.
Quando sarà disponibile Athena? In quanti modelli è proposta?
“Dal mese di Aprile, che è anche il mese in cui si celebra la Giornata Mondiale per la salute e la sicurezza sul lavoro, la calzatura Athena sarà disponibile sul mercato con 3 differenti modelli: S3L mid, S3L low e S1PL. La versione mid in S3L è disponibile nella colorazione in scala di nero e con dettagli rosso ibiscus, identificativi della linea. Due sono invece le varianti colore per la S3L low e la S1PL. Entrambe sono disponibili sia in nero e antracite che in grigio acciaio e grigio più chiaro, con i dettagli rosso ibiscus a contrasto. Nella versione S1PL, tipicamente più estiva, abbiamo anche il battistrada colorato.”