Partecipazione e nuove strategie, le chiavi per il rilancio secondo Endrio Ubaldi, Sindaco di Montegranaro
Dal 2021, Endrio Ubaldi si trova quotidianamente ad affrontare problematiche che non riguardano solo il suo comune, inteso come territorio, ma anche tutti quegli aspetti legati al tessuto sociale e imprenditoriale che rendono il distretto fermano non solo un fiore all’occhiello del Made in Italy nel mondo, ma un vero e proprio punto di riferimento. Per il primo cittadino l’impegno riposto nel modo di governare Montegranaro, nella macchina istituzionale, nell’economia, nel welfare, nel modo di fare cultura, nel modo di tutelare e valorizzare il paesaggio e l’ambiente, nel modo di pensare e progettare un futuro migliore è costante e concreto, nonostante la complessità del momento storico che stiamo vivendo e della macchina organizzativa non sempre fluida.
Dal suo punto di vista di Sindaco che vive il territorio giornalmente, quali sono le principali sfide che il tuo comune deve affrontare e cosa, oggi, le chiedono maggiormente gli imprenditori? “Ho avuto modo di fare una ulteriore ricognizione durante l’ultima edizione di Micam a Milano. Sicuramente il lavoro è calato, quindi le commesse sono diminuite – il problema della Russia è molto serio – ma il paradosso a cui stiamo assistendo oggi con maggiore preoccupazione è la carenza di manodopera specializzata, soprattutto per alcune figure operanti all’interno delle fabbriche, a partire dalla figura femminile dell’orlatrice. I nostri imprenditori, andate in pensione quelle della generazione precedente, oggi hanno grosse difficoltà perché sono costretti ad esternalizzare un processo produttivo che in passato si cercava di fare all’interno, anche per poter controllare meglio le campionature e l’intera lavorazione. Stessa cosa accade per altri tipi di figure professionali come coloro che cuciono a Blake o quelli che si occupano della premonta, lavori che sono molto ben retribuiti ma che sono svolti da manodopera anziana, alle volte pensionata. Il problema è che non c’è il ricambio generazionale. Aggiungendo anche la forte competitività con aziende che realizzano prodotti in altre parti del mondo e che hanno costi di manodopera molto bassa, lo scenario si aggrava ulteriormente anche per coloro i quali resistono e fanno ancora un prodotto di qualità. Possiamo affermare che gli imprenditori più che chiedere oggi, fanno presente questa carenza”.
Quali investimenti sono stati fatti in questa direzione? “Ci sono stati tentativi in passato anche con la cosiddetta Fabbrica Pilota dell’Ipsia, o il Centro di Formazione Professionale Artigianelli, nel quale aveva investito anche un imprenditore importante come Nero Giardini, però i nostri giovani, purtroppo, volgono lo sguardo altrove, verso altri tipi di attività. Probabilmente anche noi famiglie abbiamo sbagliato parlando di fabbriche, di manovia (fra virgolette), anziché parlare di operatori calzaturieri. In questo modo figure come queste e quella dell’orlatrice si sono poco qualificate nel corso del tempo e, in fondo, si è riconosciuta loro poca dignità. Il secondo punto, che però oggi è un po’ meno sentito, è relativo alle vie di comunicazione: la nostra zona ha sì un aeroporto che è abbastanza vicino ma ha avuto non pochi problemi; inoltre la zona industriale è fatta di collegamenti che in realtà sono strade abbastanza impervie. Nonostante ciò, gli imprenditori, più che lamentarsi, constano la realtà oggettiva delle cose: c’è il problema dell’aumento dei costi delle materie prime, l’aumento dell’energia ma soprattutto questo grido di dolore fa riferimento alla mancanza di ricambio generazionale. Il mio auspicio, e compito come pubblica amministrazione, è quello di riuscire a sensibilizzare i giovani e la fascia tra i quaranta e cinquant’anni a riscoprire, e rimettersi in discussione per imparare, l’arte della calzatura e, soprattutto per le donne, l’arte dell’orlatura”.
Lei crede che si arriverà mai a sopperire a queste gravi mancanze professionali? “Sono ottimista. Stiamo assistendo a un cambiamento di rotta anche grazie alle nuove generazioni che hanno preso il timone di tante aziende del nostro territorio. I giovani chiamano giovani. Queste realtà, che sono magari alla terza o quarta generazione, sono diventate molto più attrattive perché al loro interno c’è stato anche un cambiamento nel concepire il modello organizzativo dell’azienda”.
Oltre alla sensibilizzazione, cosa si potrebbe fare? «In passato c’è stata molta competitività e diffidenza tra le aziende e gli imprenditori locali. Il cambio di mentalità e quello generazionale sta portando a maggiori sinergie. Il concetto che l’unione fa la forza è più riconosciuto. Se ci si aiuta si può trovare anche il modo di valorizzare tutti insieme questa che è ancora, nonostante la crisi, nonostante il dimezzamento delle commesse, una vera ricchezza”.
Cosa si auspica per il suo comune e per il territorio nel futuro? “Per il mio territorio desidererei una diversificazione produttiva che passi attraverso la valorizzazione turistica, culturale e naturalistica. Abbiamo un paesaggio favoloso, siamo a 12 km dal mare, abbiamo delle colline bellissime, non ci manca la campagna e le strade rurali sono diventate una meta preferita del biking in Italia. Montegranaro si trova in una posizione ideale, a poco più di mezz’ora dalla montagna e a 10 minuti dall’autostrada. Al tempo stesso auspico di riuscire a difendere questa antica tradizione manufatturiera specializzandoci sempre di più nel prodotto di qualità e puntando alla crescita delle aziende. L’amministrazione sta investendo molto su entrambi. Siamo molto fiduciosi”.

Endrio Ubaldi, Sindaco di Montegranaro