Ambrosetti, leader nella produzione e commercializzazione di minuterie metalliche per il settore moda, arredamento d’interni e per altri settori industriali, vanta un’esperienza decennale, essendo presente sul mercato dal 1979. L’azienda con sede a Varese, è annoverata tra i maggiori player del settore anche grazie alla capacità di dare un valore aggiunto ad articoli puramente tecnici, tramutandoli in veri e propri accessori moda, creazioni che sono un connubio perfetto tra utilità pratica, prestazioni pregevoli e accuratezza. Sulla base delle richieste del cliente e del settore specifico di destinazione, vengono realizzati trattamenti come galvaniche, verniciature ad effetto glitterato, smaltatura, lavorazioni al laser e diamantatura, realizzati in gran parte in un moderno impianto tecnologico, specializzato nel realizzare una varietà infinita di motivi grafici e decorativi. La quasi totalità della produzione a marchio Ambrosetti viene commercializzata a livello internazionale, in particolare nell’Unione Europea e in Medio Oriente, distinguendosi per gli alti livelli di funzionalità e ricerca estetica e per il pieno rispetto dei più elevati standard qualitativi e di tutte le normative vigenti in materia di salvaguardia dell’ambiente e della sicurezza. Per conoscere ancora più da vicino la realtà Ambrosetti abbiamo incontrato Davide Ambrosetti, amministratore delegato dell’azienda lombarda.
E’ stato un biennio difficile e, nonostante una lieve ripresa registrata l’anno scorso, non sono mancate le difficoltà. Qual è la situazione oggi?
“Mi sembra che sia una tendenza positiva già iniziata con la fine dell’anno scorso. Non abbiamo ancora i dati esatti ma la sensazione è quella di una decisa ripresa del settore, la nostra realtà già dal mese di settembre 2021 si era ripresa bene rispetto al 2020 e siamo tornati sulla linea già tracciata nel 2019 raggiungendo nuovamente il livello di crescita di quell’anno. Fortunatamente, abbiamo superato la stagnazione economica generata dalla pandemia e siamo ritornati al precedente livello di giro d’affari”.
Gli scorsi anni, molte aziende si sono dedicate ad ottimizzare le procedure interne; anche Ambrosetti si è mossa in questo senso?
“Il cambio della nostra sede aziendale ha fatto da leva per reagire ad un cambiamento il quale a sua volta è stato occasione per guardare avanti con fiducia e migliorare. Infatti, abbiamo avuto occasione per progettare e produrre tante idee nuove ed entusiasmanti. Devo dire che, nella vecchia sede, ci si era adeguati a dei meccanismi di mutuo adattamento, rimanendo in una sorta di comfort zone. Invece, quando si verifica un cambiamento strutturale di tale importanza, scatta un po’ l’obbligo di ripensare a tutto ciò che sta dietro al funzionamento dei flussi di lavoro, avendo anche l’occasione di aggiornare tutto quello che gravita attorno al mondo dell’azienda. In questo periodo stiamo investendo su molteplici risorse di gestione della produzione, non tralasciando nessun aspetto dell’ottimizzazione dei costi e tempi come, ad esempio, la digitalizzazione dei documenti. Questi cambiamenti e investimenti non sono semplici da apportare perché richiedono una svolta anche individuale e un diverso approccio mentale rispetto al lavoro interno aziendale nel suo complesso”.
Immagino queste novità richiedano una certa tempistica per un adattamento.
“Sì, ma le tempistiche sono influenzate, soprattutto, dall’attitudine e dalla predisposizione di ogni singolo elemento dell’azienda. Qui da noi non esiste competizione e tutti sono stati molto collaborativi nell’affrontare un processo di progettazione che abbiamo iniziato con le certificazioni ambientali, la certificazione del sistema organizzativo con la legge 231, i codici etici e tutto quello che è di contorno al nostro modello di produzione. Le certificazioni stanno diventando una fondamentale garanzia per la clientela”.
Cosa vi chiedono i clienti oggi?
“Attualmente il settore della moda ha una spiccata sensibilità verso tutto quello che tocca l’aspetto ambientale, tutti sono più attenti ad essere in linea con le esigenze del mercato: la riduzione dell’impronta ambientale, il rispetto dei diritti social e così via. A breve anche il sistema finanziario inizierà a muoversi in tal senso e l’accesso al credito sarà agevolato per tutte quelle aziende che avranno dei parametri ambientali di alto profilo rispetto invece a quelle che ne saranno sprovviste. Per le banche, oltre alla solidità economica, contano molto anche questi aspetti, diventati di rilevante importanza. È infatti in via di attivazione un censimento degli aspetti ESG (Environmental, Social and Governance [N.d.R.]) a dimostrazione che c’è già un processo in corso”.
Questo è un processo che è stato spinto dall’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile e l’Accordo di Parigi?
“Fattivamente come azienda abbiamo già intrapreso tanti provvedimenti e questo cambiamento in atto è stato già anche accolto, nel senso che abbiamo cambiato il nostro modo di lavorare in questa precisa ottica di riduzione dello spreco e dei consumi, come ad esempio la riduzione di plastica e di carta. La nostra azienda si è data regole di questo tipo da molto tempo, adesso si tratta solamente di formalizzare la situazione affinché venga riconosciuta da un ente certificatore. L’anno scorso abbiamo intrapreso un processo formale concentrandoci sulla gestione aziendale. Quindi, per adesso, la nostra azione è convogliata verso un adeguamento del sistema organizzativo, in linea con il codice etico e con la legge 231. Quest’ultima è una normativa italiana contro i reati dell’impresa e rappresenta il primo passo per aggiornare il sistema d’organizzazione aziendale”.
Vi è un costo economico rilevante per tutto ciò?
“Sì, certo. Il primo è in termini di tempi burocratici. Poi vi sono i costi effettivi delle registrazioni. Infatti, giustamente, se ottieni una certificazione devi anche mantenerla aggiornata. In azienda negli ultimi anni tutti i nostri clienti hanno sempre di più alzato l’asticella da questo punto di vista. Quindi alle spalle c’è tutto un lavoro per dimostrare il nostro impatto ambientale, che siamo esenti dallo sfruttamento sul lavoro, che abbiamo un efficiente e attivo sistema di sicurezza sul lavoro, ecc. Bisogna, comunque, sempre dare delle dimostrazioni e darle vuol dire che devi produrre una documentazione nei confronti del cliente. Un sistema al momento laborioso che si snellirà quando le certificazioni saranno effettive. Così facendo, tutti i sistemi vengono gestiti per bene e questo ci permette anche di alleggerire la pressione derivata dalle richieste dei clienti. Lavoriamo per molte grandi firme della moda e negli accordi esistenti con questi brand, in quanto fornitori diretti, dobbiamo a nostra volta assicurarci che i nostri di prodotti siano in linea con le normative vigenti in termini ambientali, sociali e di sicurezza”.
Quali sono i metalli e finiture emergenti?
“Molte realtà nel settore stanno sostituendo l’utilizzo dell’ottone con quello dell’acciaio inossidabile. Il nucleo della motivazione risiede nell’assenza di necessità del trattamento galvanico”.
Vi sentite già pronti?
“Attualmente ci stiamo lavorando, ma non è proprio banale come processo, anche perché è un materiale molto difficile da lavorare ed è molto usurante per le attrezzature impiegate, in quanto l’acciaio inossidabile è molto duro ed abrasivo, problematica che non ha l’ottone in quanto è un materiale con migliori caratteristiche di deformabilità. Comunque, è tutto un mondo da scoprire, una sfida interessante in un settore che è costantemente in evoluzione”.

Davide Ambrosetti
