Fondata a Vigevano nel 2001, Elachem S.p.a. si è specializzata nella produzione di sistemi poliuretanici destinati principalmente all’industria calzaturiera, ma non solo.
Negli ultimi anni la società deciso di integrarsi con un impianto per la produzione di resine poliestere sature, progettate dal reparto di ricerca e sviluppo interno. Una storia di successo che ha permesso all’azienda di diventare leader di mercato, con una produzione annuale di circa 50.000 tonnellate e clienti soddisfatti in tutto il mondo. Il fiore all’occhiello di Elachem sono i laboratori di ultima generazione, grazie ai quali lo staff segue l’intero processo di produzione, dalla progettazione ai test.
Abbiamo chiesto a Marco Valieri, Sales Manager dell’azienda, di raccontarsi e di raccontare le ultime novità dall’azienda nello scenario post-pandemia.
Marco Valieri, parliamo di Lei: qual è la sua formazione e il suo background?
Ho lavorato per oltre 15 anni in un altro produttore di sistemi poliuretani, ricoprendo diversi ruoli, a partire dallo sviluppo tecnico dei materiali da calzatura. Ho maturato un background rivolto all’area tecnica con trascorsi in varie zone del mondo che ho sviluppato con la permanenza anche per lunghi periodi, con varie responsabilità. Successivamente sono rimasto per 5 anni in Russia, occupandomi del mercato locale e dei paesi limitrofi (CSI). In seguito, ho lavorato in Celanese (ex SO.F.TER), per poi ritornare al primo amore, il poliuretano, e passare nel 2019 in Elachem.
Quali sono le tematiche più rilevanti per Elachem in questo momento?
Con il gruppo Elachem ed Epaflex l’interesse verte sulla calzatura, sia il settore della moda che la scarpa di sicurezza montata o iniettata. Questo particolare settore, la scarpa da lavoro, è in grande evoluzione, gli operatori che la utilizzano nei vari settori dell’industria e dell’artigianato la indossano per molte ore, da qui l’esigenza di sempre maggior confort, vestibilità e bellezza. I nostri sistemi rispondono proprio a queste esigenze.
Ricerca e sviluppo: voce di investimento molto importante per le aziende del comparto. Quali i temi più rilevanti?
Dal punto di vista del prodotto, sicuramente la leggerezza e l’elasticità sono i due punti cardine che il mercato chiede. È una tendenza abbastanza diffusa, anche per il settore delle scarpe da lavoro. Stiamo perciò lavorando per soddisfare queste esigenze e offrire un prodotto leggero e molto elastico, che abbia una portanza notevole e naturalmente a norma. Per la scarpa di sicurezza il trend è quello di avere una densità molto bassa per l’intersuola, di 0,35, mentre fino a qualche anno fa si parlava di 0,42, target raggiunto già raggiunto dal team Elachem. È una riduzione in peso abbastanza importante, oramai implementata dalla maggioranza dei produttori di scarpe, poiché tutti richiedono questa tipologia di prodotto. Oltre a questo, ci stiamo occupando dello sviluppo di nuovi formulati basati su materie prime di nuova generazione. Il grosso vantaggio di Elachem ed Epaflex è la loro forte sinergia: produciamo i poliesteri all’interno della nostra filiera e abbiamo il totale controllo della gestione, caratteristica impossibile per i vari competitor che spesso sono costretti ad acquistare le materie prime sul mercato.
Un’altra richiesta sempre più diffusa riguarda i materiali bio e l’economia circolare. Come gestite questa esigenza di prodotti sostenibili?
Il nostro impianto è tra i più grossi in Europa per la produzione di poliesteri e questo ci consente senza ombra di dubbio di operare maggiori sviluppi anche sotto il punto di vista della sostenibilità, puntando su materiali bio, molto richiesti. Con la linea Epamat e Elapol BIO abbiamo introdotto una nuova generazione di materiali, che comprende in primis il TPU classico di origine bio, versione con materie prime riciclabili che hanno un minore impatto sull’ambiente. Anche nel caso del poliuretano bicomponente classico, possiamo fornire sia monodensità, sia per intersuole o materiale da scarpe di sicurezza, con una percentuale bio fino al 70%, decisamente elevata. Non per ultimo il concetto dell’economia circolare e del riutilizzo degli scarti dei materiali stessi, con tutto quello che ne deriva. Stiamo implementando un processo di reimpiego degli scarti all’interno del prodotto del cliente stesso. Ad esempio, il cliente che acquista da noi il poliuretano e ha uno scarto di una certa percentuale, ce lo rifornisce sotto una determinata formula di dare/avere e questo può essere riutilizzato in parte sullo stesso prodotto del cliente, che ovviamente può vantarsi di avere un articolo con ridotto impatto ambientale. Nella produzione di fondi i marchi di alta fascia pretendono articoli esteticamente perfetti, operazione che però determina anche grossi scarti nella produzione: da qui la necessità di riutilizzare tali scarti, sia per ottenere un prodotto di qualità che per offrire un prodotto sostenibile. Si tratta sicuramente di un forte impulso, che non è più un semplice trend, come forse era in passato; è una nuova sensibilità diffusa ormai ovunque, che porta le persone a cercare soluzioni green utili e interessanti per soddisfare nuove esigenze di mercato.
Mesi di pandemia hanno modificato le modalità di contatto con la clientela, crede che l’approccio digitale andrà a sostituire quello fisico?
Sono certo che il digitale possa essere una parte importante del business, ma sono altrettanto convinto che non soppianterà gli incontri fisici. A mio parere, potrà però cambiare l’importanza che viene data alle fiere di settore: considerando la tendenza a viaggiare di meno, alcune manifestazioni potrebbero perdere l’appeal che le ha sempre caratterizzate. Da qui deriva il valore delle fiere localizzate, un trend già avviato negli ultimi 4-5 anni: spesso i player locali non hanno intenzione di spostarsi verso le fiere all’estero e preferiscono che sia l’acquirente stesso a recarsi presso il proprio distretto. Il contatto fisico è indispensabile, avere un distributore locale che vada a “bussare alla porta” dei clienti con regolarità. Se poi questi ultimi non sono puramente venditori, ma hanno delle skill tecnici, si ha un ritorno di volumi o di importanza di quel mercato molto interessanti.
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Marco Valieri, Sales Manager Elachem SpA