
Nonostante l’impasse causato dal Covid-19, GSC GROUP di Montebello Vicentino, che produce prodotti chimici per il settore conciario, sta investendo in vista della ripresa. Intanto ha lanciato il road-show virtuale
Guardare avanti con fiducia, nonostante l’impasse presente in tutti i continenti a causa dal Covid-19. E’ la scelta, diventata anche strategia imprenditoriale, che caratterizza la GSC GROUP di Montebello Vicentino, comune del distretto conciario di Arzignano, che sviluppa e realizza prodotti chimici per tutti i segmenti del settore conciario come concia ingrasso e la rifinizione. L’azienda veneta, fondata nel 1976 da Donato Serafini e Giovanni Gianesini, vanta tecniche e impianti di produzione all’avanguardia, che l’hanno portata a diventare tra le realtà leader nel panorama nazionale e internazionale.
Proprietaria di grandi e prestigiosi marchi (alcuni acquisiti di recente) e specializzata nel trattamento di pellami per automotive, la GSC GROUP rappresenta un importante osservatorio a livello mondiale in un anno in cui la pandemia sanitaria ha ridotto notevolmente produzione e scambi commerciali per la quasi totalità delle industrie del settore. “Il bilancio 2020 – precisa Diego Cisco, Export Sales Director della GSC GROUP – potrà essere stilato solamente a fine dicembre, anche se ad inizio autunno le indicazioni davano un calo complessivo compreso tra il 20 e il 25%. Nel nostro fatturato il mercato italiano pesa attorno al 60%, con il rimanente 40% che è invece la quota export, dove la diminuzione del giro d’affari si aggira attorno al 30% rispetto all’anno precedente. Le difficoltà legate al calo di commesse riguardano tutti, nessuno ha la sfera magica. Tuttavia il nostro gruppo, pur consapevole che ci sarà una diminuzione del fatturato, continuerà ad investire sulla qualità e sui temi ambientali, che continuano a rappresentare il punto di forza dei prodotti, che continuano ad essere apprezzati in tutto il mondo per la loro personalizzazione e le caratteristiche”.
Adriano Serafini
Come avete vissuto il lockdown primaverile? “Abbiamo continuato ad operare, lavorando in azienda quando è stato possibile o attraverso meeting organizzati via web. Per quanto riguarda l’attività specifica abbiamo insistito su alcuni aspetti, in parte legati a sviluppo e ricerca. Inoltre siamo rimasti in contatto quasi quotidiano con i nostri agenti all’estero: lavorando in 52 Paesi abbiamo “tastato” l’andamento e i disagi provocati dalla pandemia, poi proseguiti per il resto dell’anno: si tratta di un’onda lunga che temiamo proseguirà anche nel corso del prossimo anno, anche se confidiamo fortemente in un trend positivo nel 2021. L’anno in corso è stato caratterizzato, almeno per quanto riguarda il nostro settore, da notevoli alti e bassi: dopo il lockdown abbiamo registrato una buona ripresa da maggio a luglio ma lontana dallo stesso periodo dell’anno precedente, anche per la necessità da parte dei nostri clienti, di rifornire i magazzini, mentre i mesi estivi sono stati sorprendentemente in linea con gli anni scorsi”.
Quali le difficoltà maggiori causate dal Covid-19? “Sono legate soprattutto ai voli aerei e al trasporto delle merci, anche per il fatto che per viaggiare c’è la necessità di sottoporsi a più controlli e quarantene. Noi ad esempio abbiamo dovuto mandare un nostro tecnico specializzato in Cina, che ha dovuto fare il tampone prima di partire e al suo arrivo: una volta accertato che tutto fosse negativo è rimasto isolato in hotel per 14 giorni. Come si può intuire una tale scelta viene fatta solo per una reale necessità. Per ovviare a questo problema abbiamo attivato i nostri canali, lavorando maggiormente sui social e creando un qualcosa che riteniamo particolarmente innovativo”.
Di cosa si tratta nello specifico? “Di road-show virtuali, con il coinvolgimento contemporaneo di una dozzina di agenti e clienti selezionati, sparsi in tutto in mondo, dalla Cina al Messico, sino al Sudamerica. Nella sala riunioni della sede di Montebello è stato installato un mega schermo da 80 pollici e alcune telecamere. I nostri partner, anche loro impossibilitati a viaggiare, ci hanno precedentemente inviato dei pellami che abbiamo trattato con i nostri sistemi nei laboratori di Arzignano e Santacroce. Alla fine del processo abbiamo presentato in maniera virtuale a questa platea gli articoli realizzati, i nostri clienti si sono mostrati entusiasti. L’augurio è di tornare quanto prima a muoversi in tutto il mondo, tuttavia quello dei roadshow può diventare un’alternativa valida con risparmio di costi e tempi”.
Ad inizio autunno, dal vostro osservatorio, quale era la situazione del mercato? “Pur in una situazione di difficoltà generalizzata, i segnali continuano ad essere contrastanti. Ad esempio una volta concluso il lockdown, a maggio, un settore come l’arredamento in Italia ha registrato una ripresa molto forte, al punto che nei mesi estivi i numeri erano addirittura migliori rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Il motivo ha una spiegazione logica: vivendo di più a casa il consumatore medio ha privilegiato la sostituzione dell’arredamento o delle tende, aspetti che aveva trascurato rimanendo fuori molte ore”.
Quale strategia avete adottato a livello imprenditoriale? “Durante il lockdown il presidente della GSC GROUP, Adriano Serafini, non ha attivato la cassa integrazione, privilegiando per il personale lo smaltimento dei giorni di ferie successivamente la cassa è stata attivata al minimo tutelando in particolare le fasce più basse di reddito con integrazioni al loro stipendio”.
Siete pentiti degli investimenti definiti di recente? “Assolutamente no. In particolare l’acquisizione del marchio IKEM, avvenuta a inizio 2019, è strategica e fa parte di un piano industriale studiato nei particolari, anche se con “il senno del poi” la stessa operazione fatta nella seconda metà del 2020 avrebbe probabilmente comportato un minor esborso, ma nessuno poteva prevedere una pandemia. Tuttavia siamo convinti di quanto fatto: un po’ come acquistare azioni, il bilancio va fatto dopo diversi anni, non dopo pochi mesi. Come altre aziende e marchi in questo periodo siamo penalizzati dal fatto di non poter essere presenti alle fiere internazionali, che rappresentano vetrine importanti e indispensabili, ma siamo comunque pronti a farlo appena possibile”.
Come prosegue il vostro impegno per la sostenibilità ambientale? “Continua ad essere una priorità, trattandosi di un percorso iniziato da tempo, che verrà implementato a vari livelli anche attraverso la ricerca e lo sviluppo: tutti i nostri capannoni sono ormai dotati di pannelli fotovoltaici. Di recente abbiamo raggiunto l’importante traguardo della certificazione di qualità GHG, che monitora l’immissione di CO2, e da anni abbiamo la certificazione sulla sicurezza sul lavoro. Siamo certificati anche per la qualità e sull’ambiente, legata a diversi parametri all’interno dell’azienda, ma che prevede anche l’organizzazione dei trasporti in modo da ridurre i viaggi e il loro impatto ambientale. Un’ulteriore frontiera riguarda l’utilizzo di materiali sostenibili”.
Da qui la scelta di sostenere Leather Naturally? “GSC GROUP appoggia questa associazione, che ha programmato una campagna mediatica dedicata alla diffusione dell’identità della pelle, informando ed educando nel miglior modo possibile produttori e consumatori di ogni settore, su quanto sia importante e vantaggioso scegliere un prodotto di pelle di qualità.L’obiettivo è contrastare il messaggio errato per cui si pensa che i materiali sintetici siano l’alternativa ecologica alla lavorazione della pelle, dimenticandosi che per un’economia circolare la lavorazione di un sottoprodotto del consumo di carne limita notevolmente gli scarti. La modernità e l’evoluzione tecnologica permettono alle aziende del settore conciario di lottare a testa alta contro questa presunzione, esaltando le caratteristiche di versatilità che il prodotto in pelle riesce a dare: bellezza, sostenibilità e qualità”. www.gscgroup.it