i-Tech scommette sul futuro della conceria con soluzioni 4.0 di efficientamento produttivo in grado di migliorare l’ambiente di lavoro e ridurre le fonti di spreco
Contribuire all’efficientamento del processo produttivo in chiave 4.0 nel comparto conciario. È l’ultima mission di i-Tech, società con sede a Sassuolo, in provincia di Modena, che da oltre vent’anni offre, in diversi settori, un’ampia gamma di tecnologie e soluzioni mirate alla preparazione di smalti, inchiostri, colori e vernici per la decorazione tradizionale e digitale (sistemi dosing tinting). Oggi l’azienda emiliana sta attraversando una fase di consolidamento e ulteriore espansione a frutto degli investimenti realizzati tre anni or sono che le hanno permesso di posizionarsi con un’identità nuova, unica e differenziante, nell’industria della rifinizione della pelle. Bruno Bettelli, President & Ceo, e Andrea Carandini, Sales Director nonché responsabile di settore, ci illustrano i pilastri sui quali si fonda la strategia di intervento di i-Tech.
Qual è l’identità nuova con cui vi siete affacciati al settore conciario?
B.B. “Là dove eravamo presenti in prima battuta come costruttori e fornitori di macchine, oggi siamo visti come integratori di soluzioni complesse finalizzate a fornire informazioni – chiare, mappate, facilmente interpretabili – che consentano di avere consapevolezza del livello di efficienza raggiunto.
Produrre quantità non è più l’unico obiettivo: la conceria del futuro deve essere ecosostenibile e a basso impatto ambientale, ovvero ridurre gli scarti e soprattutto le acque reflue di lavaggio. Il nostro lavoro consiste nel trovare risposte di efficientamento produttivo basate sui pilastri dell’Industria 4.0 e della Lean Manufacturing (produzione snella). Dapprima ricerchiamo le fonti di spreco e le inefficienze, poi interveniamo con una ridefinizione del processo produttivo, quindi installiamo macchine ma soprattutto software in grado di monitorare e gestire tale processo aumentandone efficienza e funzionalità.
Attraverso il nostro riposizionamento abbiamo cercato di proporre al cliente non tanto un prodotto, quanto un percorso di implementazione di soluzioni integrate, affiancandolo nel mettere in atto e diffondere all’interno del proprio organico una nuova cultura ecosostenibile del ciclo di lavorazione. Perché il passo più difficile non è prendere le misure e adattare il layout della macchina a un determinato spazio, ma è – una volta costruito, fornito, installato e messo in moto il sistema – avviare un cambio di mentalità nel processo produttivo. Nel nostro caso significa far sì che tale processo sia Pull e non Push, ovvero che i rilasci di prodotto siano sincroni al fabbisogno reale, riducendo le sovrapproduzioni ed evitando le sottoproduzioni”.
Possiamo dunque parlare di innovazione responsabile?
B.B. “Chiunque abbracci il nostro mestiere ha il compito di portare innovazione in modo integrato con la sostenibilità ambientale e sociale. Non possiamo mettere a rischio la mission di i-Tech: migliorare costantemente e in modo distintivo le condizioni e l’ambiente di lavoro dei nostri clienti.
L’automazione ha un ruolo centrale nel ridurre l’impatto del prodotto sia sull’operatore, sollevandolo dalle azioni ripetitive, logoranti o nocive, sia sull’ambiente, evitando gli sprechi e i lavaggi non necessari che sovraccaricano i depuratori a danno, in ultima istanza, dei cittadini”.
State già raccogliendo i frutti di questo cambio di passo?
A.C. “Abbiamo iniziato un cammino congiunto con importanti aziende 20 Tannery International conciarie che sta consolidando la fiducia del settore nei nostri confronti. Le controllate dei maggiori gruppi della moda e del lusso hanno scelto i-Tech rispetto ai competitor perché ne hanno percepito il valore aggiunto: a segnare la differenza non sono più soltanto l’upgrading e il prezzo, ma la vicinanza di un partner che sappia accompagnare la conceria in un percorso evolutivo di produzione responsabile e a basso impatto ambientale, fondamentale per risultare inattaccabile agli occhi del consumatore.
Reputazione è la parola chiave su cui insistiamo da sempre: ciò che abbiamo realizzato oggi consolida una reputazione che ci siamo costruiti in ventisei anni di lavoro. L’approccio che ci ha portato a crescere dapprima nel settore della ceramica e successivamente in quello del packaging (preparazione di inchiostri per la stampa su imballaggi flessibili, in film e in cartone) è lo stesso che abbiamo adottato nel comparto conciario: mantenere la Brand Promise per fortificare la fiducia del cliente e rafforzare la nostra reputazione sul mercato”.
Cosa ha comportato per l’azienda la diversificazione dei settori di applicazione?
B.B. “Il cambio di applicazione dei nostri sistemi ha implicato una ricerca sui materiali costruttivi. A partire dal 2014, attraverso un progetto congiunto con l’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, dipartimento di Ingegneria dei Materiali, e l’Università Jaume I de Castellon in Spagna, abbiamo acquisito know-how sui materiali, che in seguito ci ha permesso di capire come affrontare il nuovo settore. Abbiamo studiato accuratamente il processo conciario di rifinizione antecedente al nostro intervento, e nel 2020 abbiamo depositato un primo brevetto di innovazione di processo (a cui ne sono seguiti altri quattro), semplificando e razionalizzando il workflow.
In passato gli investimenti in R&D hanno raggiunto il 12% del fatturato, da circa quattro anni a questa parte i fondi sono stati ripartiti tra innovazione di prodotto/processo, marketing strategico e formazione delle risorse umane”.
Quanto osa la personalizzazione del prodotto?
A.C. “Da parte del cliente c’è una forte propensione alla coprogettazione: costruiamo insieme con lui la soluzione su misura delle sue specifiche esigenze con una percentuale di customizzazione dell’85%. Ciò presuppone una cura al dettaglio, una sartoria e una passione proprie ed esclusive della dimensione artigianale. Soddisfiamo i singoli bisogni e questo è molto apprezzato”.
Come affrontate la carenza di tecnici specializzati capaci di implementare strumenti digitali a supporto delle imprese?
B.B. “Facciamo formazione sia interna sulle persone che assumiamo sia esterna, accollandoci la responsabilità di affiancare l’operatore che non abbia la matrice culturale per gestire un impianto evoluto. Non forniamo solo la macchina, ma conferiamo al cliente il know-how che gli consentirà di gestirla al meglio, accompagnandolo nel suo percorso evolutivo per tutto il tempo necessario. Il nostro è un processo in tre step: installare un impianto integrato Industria 4.0, implementare modelli predittivi in modo tale che i rilasci di prodotto avvengano solo quando la macchina di applicazione ne ha bisogno, riuscire infine, con una visione di lungo periodo, ad attuare sistemi di intelligenza artificiale. Il cliente si aspetta soluzioni, non prodotti. È questo il nostro approccio”.

I vertici di i-Tech all’ultima edizione di Lineapelle: da sinistra, Bruno Bettelli, President & Ceo, e Andrea Carandini, Sales Director