Il sistema economico fermano vanta una cultura consolidatasi nel tempo nel comparto calzaturiero, cuore pulsante di Fermo
Come si presenta la situazione attuale delle aziende nella provincia? “La situazione delle aziende qui nella provincia di Fermo è delicata. Se facciamo riferimento al settore specifico delle calzature la situazione è in continua evoluzione: da una ripartenza che stava registrando dati positivi alla piena ripresa delle attività dopo il periodo della prima pandemia. Ora stiamo assistendo a un nuovo blocco a causa della questione russo-ucraina che coinvolge diverse aziende calzaturiere che hanno rapporti di lavoro importanti con questi due stati e quindi hanno visto contrarre notevolmente il loro volume d’affari. Ma non solo… Molte aziende avevano materiale pronto per essere spedito che invece hanno dovuto trattenere. Ci sono tante avvisaglie che anticipano un ulteriore periodo critico per le nostre aziende”.
Quali sono le principali preoccupazioni degli imprenditori in questo momento? “Gli imprenditori hanno molteplici preoccupazioni e chiedono svariati interventi alle Istituzioni e al mondo della politica. D’altra parte la politica si rivolge alle aziende affermando che è importante che trovino nuovi mercati ma, per trovare nuovi mercati, hanno bisogno anche di un sostegno concreto. Gli imprenditori, quindi, chiedono proprio questo, sostegni per poter entrare e fare business su nuovi mercati. Più si va avanti più la situazione si fa spinosa. Non dobbiamo dimenticare che, oltre alle aziende che hanno i magazzini pieni e che non possono effettuare le spedizioni, ci sono tante aziende hanno dovuto sospendere in toto le attività proprio a causa dell’attuale crisi internazionale. Perciò, da un lato sono necessari sostegni economici e dall’altro diventa una risorsa imprescindibile la possibilità di prorogare la cassa integrazione. Inoltre gli imprenditori chiedono da tempo, sempre al mondo della politica, di compiere un passo in avanti a livello infrastrutturale. Nella nostra provincia una delle questioni più critiche è la gestione e lo sviluppo del sistema viario. Purtroppo abbiamo infrastrutture ormai datate, non è stata realizzata ancora la terza corsia autostradale e non abbiamo strade di collegamento interne efficienti. Oggi la viabilità per lo sviluppo di un’impresa è di fondamentale importanza quindi è ormai diventato urgente affrontare l’ammodernamento del sistema viario. Ciò, ovviamente, darebbe la possibilità di attrarre nuovi investitori e nuovi flussi di clienti. In più, a livello nazionale, si sta chiedendo un intervento concreto per quanto riguarda lo sgravio del costo del lavoro che avrebbe un riflesso rilevante e fondamentale su tutto l’indotto. Infine, un’altra criticità grave a cui stiamo assistendo è la mancanza di figure professionali specializzate. Questo è un tema essenziale su cui la politica deve intervenire in maniera rapida promuovendo percorsi di formazione specifici e sostenendo quelle aziende che li mettono in atto. Il paradosso è che c’è una ripresa occupazionale, ma non ci sono più le figure specializzate in grado di svolgere specifici tipi di lavoro di alta qualità”.
Molti interlocutori ci hanno sottolineato questo grande problema… “Noi ci salviamo grazie alla qualità e la qualità è data dalla manifattura, dalla capacità del singolo di saper operare. Non è solo una questione di macchinari di ultima generazione, è la capacità manuale dell’essere umano a fare la differenza. Se mettiamo insieme tutti questi fattori abbiamo davanti ai nostri occhi un quadro generale ben definito che, da un lato ci mette in evidenza come ci siano delle prospettive di crescita ma dall’altro sottolineano la necessità di interventi celeri su più di un fronte”.
Mentre le aziende attendono questi provvedimenti, queste risposte da parte della politica, come stanno reagendo le aziende in questo momento? “Reagiscono come sempre, come sono abituati a fare ovvero lavorare, cercando di andare avanti. Alcuni imprenditori mi hanno comunicato che dopo il Micam stanno cercando nuovi spazi di mercato. Alcune, ad esempio, hanno recentemente partecipato alla Fiera di Almaty in Kazakistan e, durante questo appuntamento, in tanti hanno registrato buoni volumi di vendita. Quindi nuovi buyer e nuove prospettive d’affari. Le nostre imprese possiedono una forte capacità di diversificarsi, di scoprire nuovi canali quindi questo ci lascia ben sperare in un prossimo futuro, una volta placata la situazione dell’Ucraina e nel caso in cui si riuscissero a ottenere quelle misure economiche e di sostegno imprescindibili di cui abbiamo parlato prima. Credo che a quel punto il settore della calzatura possa veramente rimettersi in marcia tornando ai numeri pre-pandemia”.
Come valuta i provvedimenti presi finora dal governo riguardo alle attività economiche? “Ovviamente governare non è mai facile, soprattutto guidare un paese come l’Italia che ha un debito pubblico stratosferico. Inoltre, dando vita a nuovi provvedimenti si crea inevitabilmente altro debito. D’altra parte oggi non possiamo andare per il sottile, le risposte vanno date subito e devono essere immediate e concrete altrimenti si rischia realmente che sempre più aziende chiudano i battenti. Questo va evitato in tutti I modi possibili. Comprensibilmente bisognerebbe fare di più e meglio. Secondo la mia opinione, sarebbe opportuno abbandonare il provvedimento a pioggia preferndo un’azione mirata laddove c’è un’effettiva necessità, anche mettendo in atto una serie di sgravi importanti. La nostra zona, quella del fermano-maceratese, è considerata un’area di crisi complessa, relativamente al settore calzature. Un altro aiuto, un sostegno rilevante che potrebbe arrivare dal governo è l’istituzione della Zona Economica Speciale. Ne abbiamo parlato proprio poco tempo fa in un convegno in diretta con Mara Carfagna, Ministro per il Sud e la coesione territoriale della Repubblica Italiana. La denominazione di Zona Economica Speciale darebbe la possibilità a interi comparti come quello calzaturiero, di avere tutta una serie di opportunità in più che ad oggi hanno soltanto le regioni del Sud Italia. Non appena Regione Marche verrà ufficialmente riconosciuta come una ‘regione in transizione’ potremo accedere a tutta una serie di sgravi e incentivi che potrebbero permettere un rialzo della produttività generale, del sistema e del settore calzaturiero in particolare”.
Per concludere, una domanda che lei vorrebbe sentirsi rivolgere dal governo quale sarebbe? E che risposta darebbe? “Sono tante…Se parliamo nello specifico è ‘Cosa manca al vostro territorio per poter essere competitivo al pari di tanti altri distretti produttivi?’ La mia risposta sarebbe articolata su molteplici aspetti: in primis è quello delle infrastrutture, perché siamo rimasti fermi a 30 anni fa; in secondo luogo sottolineerei l’importanza di sgravare gli imprenditori, come detto prima, per dare loro la possibilità di fare formazione, di esplorare nuovi mercati e quindi, in poche parole, chiederei di sostenere le imprese in questo particolare frangente perché è proprio qui che si farà la differenza per una vera prospettiva futura del sistema industriale fermano”.

Michele Ortenzi, presidente della provincia di Fermo e sindaco di Montegiorgio

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