Italconcia si allea con Hera Ambiente per trasformare desueti modelli di business attraverso la promozione di un vero sviluppo sostenibile e progetti di economia circolare e inclusiva.
Italconcia è una realtà conciaria del distretto di Santa Croce sull’Arno, in Toscana, specializzata nella lavorazione della pelle di vitello. Nasce dal sogno di Pietro Martini, giovane apprendista, che nel 1953 immaginò di creare una realtà produttiva di alta qualità, dove quest’ultima fosse il motore che tutto muoveva. Grazie a una visione lungimirante e innovativa, oggi l’azienda continua a crescere e lo fa adottando un nuovo concetto di produzione e di cambiamento nei modelli di consumo, per prolungare la vita dei prodotti favorendo il riciclo, riuso e recupero dei materiali e dell’energia. Affrontare in un solo articolo tutto ciò che riguarda la sostenibilità non è cosa semplice: vuoi perché oggi è tra i termini più usati ed abusati in economia, vuoi perché è al centro della politica economica internazionale e oggetto di investimenti che attraggono interessi e attenzioni molteplici. Andrea Martini, seconda generazione e General Manager dell’azienda toscana, inizia a farlo raccontandoci il progetto BeFuture sviluppato con Hera Ambiente, quali sono le sue implicazioni e come continuerà la sua ricerca verso un futuro sempre più sostenibile.
BeFuture: come nasce il progetto?
“Italconcia è una delle realtà storiche del distretto conciario di Santa Croce ed è un attore protagonista della trasformazione sostenibile, contraddistinta da una importante consapevolezza e sensibilità nei confronti delle tematiche ambientali. BeFuture nasce da questa consapevolezza e dall’analisi dei bisogni dei clienti della conceria. Il progetto, realizzato anche grazie alla partnership con Hera Ambiente, sviluppa un processo di economia circolare che, parte dal ritiro dei ritagli e degli scarti di produzione, e termina con la trasformazione in materia prima seconda, ossia in bio-fertilizzante, degli stessi. Questo progetto è direttamente collegato al nuovo pellame BBL BioBasedLeather®, che Italconcia ha presentato lo scorso gennaio”.
BBL – BioBasedLeather®, che tipo di pellame è?
“Bio Based Leather è una pelle pulita al 97%, una pelle a impatto zero. Il processo di concia è caratterizzato dall’assenza di sostanze altamente pericolose definite CRM (Cancerogene/Retrotossiche/Mutagene). Questo prodotto anticipa i tempi di adeguamento alle norme previste dal Green Deal Europeo ponendo la nostra società come un player all’avanguardia. Siamo una realtà di piccole dimensioni, ma abbiamo lavorato intensamente negli ultimi tre anni per mettere a punto, coadiuvati da istituti di ricerca indipendenti, questo nuovo processo di concia completamente vegetale. Oltre alle caratteristiche bio based del pellame, abbiamo lavorato molto sul risparmio energetico e dell’acqua al fine di rendere tutto il processo produttivo, realmente attento all’ambiente”.
Che obiettivo si pone nel prossimo futuro?
“Il nostro obiettivo è di trasformare nel tempo tutta la nostra produzione in pellame bio based. E’ quello che ci chiede la normativa europea e siamo di fieri di aver raggiunto questo obiettivo con largo anticipo. Ora i nostri clienti guardano con attenzione al BBL che offre performance di alta qualità e caratteristiche tecniche al pari dei pellami trattati con prodotti chimici, ci auguriamo che la prima risposta del mercato, che è stata positiva diventi un trend sempre più importante, soprattutto perché al di là del prodotto crediamo moltissimo nel progetto BeFuture che risolve molti problemi di smaltimento dei cascami ai brand e ai loro produttori”.
Di che investimenti stiamo parlando?
“Si è trattato soprattutto di un investimento di tempo per la ricerca e lo sviluppo. Come dicevo siamo un’impresa familiare, io rappresento la terza generazione e per distinguerci sentivo fortemente la necessità di portare innovazione e soluzioni green che portassero un cambiamento al settore”.
Possiamo finalmente parlare di vera sostenibilità?
“La sostenibilità, così come tutte le tematiche relative all’ambiente e alla sua salvaguardia sono una cosa seria che va affrontata con competenza e attenzione. Accanto a questo processo nuovo di concia, la nostra azienda ha seguito un processo di riorganizzazione che ci ha portati a superare l’audit per ottenere la certificazione LWG con l’attribuzione di una silver medal. Per essere coerenti dobbiamo continuare a studiare e sperimentare al fine di migliorare tutti gli aspetti del ciclo produttivo così come quelli legati alla supply chain”.
Il riciclo è l’unico modo di “salvare la pelle” secondo lei?
“Colgo il suo spunto per precisare che la pelle, già di per sé è un riciclo. E’ uno scarto, proviene infatti dalla catena alimentare e se non venisseconciata dovrebbe essere smaltita attraverso la termovalorizzazione oppure portata a decomposizione in discarica. In entrambe i casi vengono prodotti Co2 e gas serra. Va da sé che il nostro progetto BeFuture è per noi una best practice che vorremmo diventasse un esempio per il settore”.
Cosa manca ancora al settore per effettuare una vera svolta verso una produzione ecosostenibile?
“Penso che il settore stia affrontando un grande cambiamento che deve essere “digerito” perché devono essere apportate modifiche ai sistemi produttivi, analizzati i costi e spesso le realtà della nostra geografia sono imprese di piccole dimensioni che hanno bisogno di tempo per realizzare questi cambiamenti. Certo sarebbero auspicabili maggiori attenzioni da parte delle istituzioni per sostenere i nuovi sviluppi”.
Qual è la sfida più grande per voi oggi?
“Riuscire a coinvolgere i nostri clienti trasformandoli in partner di progetto, affinché BeFuture non sia solo un auspicio”.
Cosa vi aspettate dal futuro e cosa farete per essere sempre più green?
“Una cosa che abbiamo imparato in questo percorso è l’importanza delle risorse umane, le loro competenze e la possibilità di fare formazione continua per crescere insieme e portare Italconcia ad essere un esempio per il nostro mercato di riferimento”.
