Lampa, sostenibilita’ dell’intero processo

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Lampa, industria di Grumello del Monte (Bergamo) leader nel settore come produttrice di accessori moda di alta qualità, è tra le prime in Europa a vantare la ragione sociale Benefit Corporation. “Avanti anni rispetto agli altri”

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Da oltre 40 anni è leader, in Italia e all’estero, nel comparto dell’alta moda, specializzata nella progettazione e produzione di accessori destinati all’abbigliamento, alla pelletteria e alle calzature. Tuttavia la LAMPA di Grumello del Monte (Bergamo) è conosciuta in tutto il mondo per aver fatto da apripista nel campo della sostenibilità, di cui è punto di riferimento e modello da copiare. Nel dicembre 2019 l’azienda lombarda ha ricevuto il via libera per il cambio di ragione sociale da “Srl” a “Benefit Corporation”, stato giuridico che richiede il rispetto totale dell’ambiente.

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Mirko Bertoli

“È un percorso che abbiamo iniziato sei anni fa – spiega il General Manager Mirko Bertoli – a quel tempo l’argomento sostenibilità non era così sentito come adesso, possiamo dire di essere stati dei precursori, avendo intuito l’importanza di una scelta simile in prospettiva futura. Riteniamo che si tratti di una scelta quasi obbligata, a partire dalle case di moda sempre più orientate nel chiedere maggiori garanzie in tema di sostenibilità e tracciabilità, senza dimenticare che il “corporate” rappresenta anche un incentivo per le aziende. Da tempo noi forniamo materiali riciclabili, con impatto sull’ambiente bassissimo, quasi zero. Il passaggio da Srl a Benefit Corporation non è più solo un sogno fortemente condiviso da tutta la famiglia e adesso finalmente raggiunto: in Europa sono poche le aziende in possesso di questa innovativa ragione sociale”.

Cosa significa far parte di questa élite? “Per ottenere la Benefit Corporation sono necessari vincoli molto selettivi, è un processo che non termina nel momento in cui si ottiene la qualifica, è necessario un costante miglioramento che viene regolarmente verificato. Trattandosi di una prestigiosa community a livello internazionale, che sta prendendo sempre più piede, i controlli sono rigorosi: ad esempio ogni anno devi indicare degli obiettivi e dei budget per migliorare l’ambiente di lavoro e il prodotto in sé, oltre a dimostrare di essere all’avanguardia con macchinari di ultima generazione. Indubbiamente è una scelta che comporta investimenti consistenti ma ritengo che il futuro sia questo, a breve termine avremo riscontri positivi a livello commerciale: stiamo già raccogliendo i risultati che ci danno ragione della scelta e della strada intrapresa. Il dialogo con i grandi gruppi è già iniziato, i brand hanno ben chiaro dove vogliono andare: hanno iniziato chiedere la sostenibilità delle concerie, poi sono passati ai tessuti e lo step successivo sono gli accessori: il cambio di “filosofia” è ormai un fatto compiuto”. 

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Aver attuato per primi la strategia legata alla sostenibilità che vantaggi comporta? “Il fatto di essere avanti almeno un paio d’anni rispetto alla concorrenza, siamo stati capaci di arrivare in anticipo rispetto a tutti gli altri: ad oggi nessun’altra realtà economica del comparto si trova a questo punto. Noi produciamo già tali prodotti, tutti certificati: la caratteristica principale sta nel fatto che la sostenibilità riguarda l’intero processo di prodotto, caratterizzato da una filiera molto lunga. Nel 2020 abbiamo investito circa 400 mila euro solo per l’impianto, entrato in funzione a fine gennaio di quest’anno, di recupero dell’acqua piovana, che viene utilizzato per la produzione, l’antincendio e l’intera gestione aziendale, a cui noi abbiamo aggiunto anche una serie di depuratori. Senza dimenticare le nostre installazioni di pannelli solari, macchine elettriche e il riciclo interno completo”. 

In tale ambito quali compiti vi siete prefissi? “Stimolare il cliente, facendogli capire l’importanza dell’ecosostenibilità ma nel contempo garantendogli stessa qualità e prezzi. A livello globale la strada è ancora lunga, ma sarà necessario che tutti siano indirizzati verso questo obiettivo di sostenibilità. La moda Made in Italy, che è la prima nel mondo, ha sempre lanciato messaggi importanti in questo senso, che poi sono stati seguiti a tutti. Su questo argomento gli stilisti sono molto sensibili, ma tocca a loro imporre determinate soluzioni ecosostenibili. Sono convinto che tutto ciò rappresenti un cambio di mentalità: il fatto che anche nei mercati asiatici stanno investendo su capi completamente ecosostenibili è emblematico, noi dobbiamo essere pronti a garantire queste richieste, soprattutto nel momento della ripresa post-Covid”. 

A vostro parere questa strada sarà intrapresa da altri imprenditori? “È un obiettivo che in futuro, vicino o lontano, dovrà essere perseguito con regole precise. In un futuro prossimo per valorizzare un capo veramente sostenibile si dovrà dotarlo di un’etichetta, di un microchip o di un codice a barre, che riporta la storia del capo ma anche dell’azienda produttrice e dei suoi processi. Queste caratteristiche, una volta rese note, possono garantire maggiori vendite: se ho un articolo innovativo sotto il profilo della sostenibilità non vedo l’ora di comunicarlo, se non lo faccio vuol dire non è così. Oltre che il tracciato produttivo, lo stesso discorso vale anche per lo smaltimento”. 

Il 2020 è stato un anno difficile a causa del Covid-19: qual è stato il vostro bilancio economico? “Abbiamo mantenuto il fatturato dell’anno precedente, ma il secondo semestre è andato meglio rispetto allo stesso periodo del 2019. Noi trattiamo un prodotto che in effetti ha risentito della stagnazione del mercato, anche a causa dei negozi chiusi, tuttavia la LAMPA è riuscita a costruirsi un proprio spazio, con gli articoli che vengono regolarmente utilizzati dai brand internazionali, garantendo il mantenimento del fatturato e degli scambi commerciali. Prevediamo, una volta cessato l’allarme sanitario, una decisa crescita di fatturato sia in Italia che all’estero”. Come si sta muovendo il comparto dell’alta moda in “era pandemica”? “In una situazione così anomala i grandi gruppi mondiali, soprattutto quelli dell’Asia e del Giappone in particolare, hanno dimostrato di preferire aziende solide dal punto di vista finanziario e attente all’aspetto ecologico. Da un punto di vista pratico i brand hanno preferito articoli sicuri, che in qualche modo rappresentano punti fissi e storici. Numeri alla mano ci siamo accorti che soprattutto i clienti più importanti hanno incrementato gli acquisti di questi prodotti fidelizzati, anche per una questione di sicurezza nei confronti della propria clientela, alla quale garantiscono un’alta qualità di prodotto. Guardando le sfilate di questa stagione è evidente che le case di moda propongono meno varianti di modelli ma aumentano le varianti di colore. Una scelta misurata di valorizzare capi “classici” che siano durevoli nel tempo”.
www.lampasrl.com