REVOMEC, Presente e futuro si chiama RE-GREEN

 width=
Revomec, azienda di Trissino (Vicenza), che produce e commercializza bottali per la lavorazione delle pelli, ha lanciato sul mercato una nuova gamma di modelli innovativi

Alla REVOMEC di Trissino (Vicenza), comune del distretto della concia di Arzignano, il futuro è già iniziato grazie alla nuova gamma RE-GREEN, già lanciata sul mercato italiano ed estero. Questi modelli innovativi rappresenteranno nei prossimi anni l’asso nella manica dell’azienda veneta, specializzata nella produzione e commercializzazione di macchine per la lavorazione delle pelli, in particolare nella realizzazione e vendita di bottali di follonaggio, utilizzati nella seconda parte del ciclo della concia, ossia la rifinizione. Dal febbraio 2020, quando è scoppiata la pandemia sanitaria, il comparto conciario ha subito un forte rallentamento, ma ora si vede la luce in fondo al tunnel e di questo ne è convinto anche Fabio Gecchele, giovane imprenditore vicentino che abbiamo intervistato in sede nella prima settimana di maggio. E’ stato lui stesso a fondare nel 2011, assieme al socio Manuel Zordan, la REVOMEC, che quindi festeggia quest’anno il primo decennale. Attualmente la forza lavoro è composta da una quindicina di persone, un numero destinato a crescere già nel corso di quest’anno.

 width=
Fabio Gecchele

“Negli ultimi 15 mesi – spiega Gecchele – abbiamo sempre lavorato, l’attività si è fermata solo nei due mesi di lockdown della primavera scorsa, durante i quali abbiamo avuto il tempo di investire in sviluppo e ricerca, che ci ha poi consentito di perfezionare le macchine attraverso le innovazioni. Abbiamo utilizzato la cassa integrazione solo poche settimane, poi abbiamo fatto rientrare tutti. Gli investimenti hanno riguardato anche l’aspetto ambientale, proseguendo il percorso, già iniziato negli anni precedenti, della “foglia verde” per tutti i macchinari, sinonimo anche di minori consumi: quando ad un cliente fai presente che con il modello innovativo risparmia il 40% di energia la scelta è scontata. Nell’ultimo periodo abbiamo lavorato in particolare su sostenibilità e sviluppo, da metà 2020 macchine normali non ne abbiamo più vendute, a conferma che abbiamo alzato l’asticella. La tecnologia RE-GREEN sarà ampliata su tutti i bottali della nostra gamma, contiamo di riuscirci entro la fine dell’anno: questa è la principale sfida del 2021, poi per gli anni successivi studieremo altre novità”.

Dal punto di vista tecnologico su quali aspetti avete concentrato i maggiori sforzi? “Sullo sviluppo di un nuovo software per la gestione delle macchine che volevamo presentare questa primavera in Fiera a Milano, poi non organizzata per i noti motivi. Abbiamo puntato soprattutto sulla semplicità, che da sempre rappresenta la principale caratteristica: la facilità d’uso di un macchinario è un nostro “caposaldo”, in genere un cliente si spaventa di fronte alle complicazioni. Il nostro livello tecnologico è molto alto, stiamo arrivando al punto finale che qualsiasi cosa inserisci, la macchina si autogestisce e questo è un sistema che farà parte del ciclo produttivo. Il nuovo software, collegato a Industria 4.0, consente al macchinario di auto-tararsi, in base al tipo di prodotto lavorato. Ovviamente c’è notevole interesse, tutti vogliono questi modelli, che contribuiranno ad un elevato rinnovamento all’interno delle concerie. Come REVOMEC abbiamo venduto 11 macchinari ad un importante conceria di Arzignano specializzata nel settore qualità: il prototipo l’avevamo messo a disposizione lo scorso anno, dopo due mesi è stato firmato l’ordine per altre dieci, consegnate quasi tutte, le ultime due prima dell’estate”.

Per quale motivo la considerate una carta vincente? “Perché racchiude tutte le credenziali legate alle nuove tecnologie di Industria 4.0 oltre a rispecchiare gli aspetti legati all’ecosostenibilità, tra cui la “foglia verde”, o “adesivo verde”, per il quale abbiamo un filo diretto con Assomac, con cui stiamo collaborando. Il sistema va migliorato e perfezionato, ma con questo software abbiamo sicuramente imboccato la strada giusta. C’è poi un altro aspetto legato al lavoro in conceria, dove i tecnici sono sempre meno, così come il personale con una conoscenza approfondita soprattutto dei bottali. Da qui la decisione di puntare su macchinari sempre più robotizzati e in grado di chiedere sempre meno assistenza. Tuttavia noi siamo alla ricerca di figure professionali, in organico mancherebbero 3 tecnici, soprattutto montatori e operai, più che ingegneri o laureati, l’identikit giusta potrebbero essere coloro che hanno frequentato gli istituti professionali, per montare le macchine serve manualità”.

Quanto vi sono mancate le fiere internazionali e quali sono i problemi principali allo stato attuale? “Pur con una storia di 10 anni alle spalle, ci sono mancate tantissimo perchè siamo conosciuti bene in Italia, meno a livello mondiale. Queste rassegne, soprattutto quelle estere, hanno sempre rappresentato per noi una vetrina per proporre le novità principali: siamo stati espositori in tutte le fiere del mondo, nel periodo di boom ne organizzavano una dozzina all’anno, di media una al mese. L’atteso ritorno dovrebbe avvenire a settembre, al Tanning Tech di Milano, che sarà probabilmente l’unica fiera a livello internazionale nel 2021, poi vedremo come si svilupperà la situazione. Attualmente c’è un problema di componentistica che non si trova, noi siamo stati previdenti e a fine anno 2020 abbiamo riempito i magazzini. I prezzi sono volati alle stelle, con aumenti sino a 3-4 volte come nel caso dei cuscinetti, ma aumenti sull’ordine del 40-50% è ormai la prassi”.

Parliamo dei mercati esteri: quando siamo arrivati quasi alla metà dell’anno, dal vostro osservatorio come si presenta la situazione? “La vera speranza è che la pandemia sanitaria possa risolversi, soprattutto attraverso la vaccinazione e si possa ripartire questa volta in maniera definitiva. Per il periodo post-Covid si intravvedono segnali di crescita, soprattutto in considerazione degli incentivi, sulla carta molto buoni, promessi dal Governo o attraverso i bandi continentali. Al momento la situazione più tranquillizzante sembra riguardare l’Europa, seppur a macchia di leopardo, mentre è da verificare negli altri continenti. In questi giorni sono in partenza per un Paese del Sudamerica, dove installeremo sei macchine: anche a livello di voli aerei la situazione si è finalmente sbloccata, abbiamo prenotato senza intoppi. L’export è fondamentale per il futuro: nel 2019 eravamo arrivati attorno al 30% del fatturato, poi si è bloccato tutto, i dati 2020 e del primo quadrimestre 2021 non sono indicativi. I margini di crescita sono evidenti, anche se ci vorranno un po’ di anni per tornare a pieno regime”.

Lei è fiducioso sulla ripresa del settore conciario? “Assolutamente si, per questo continueremo ad investire anche nella ricerca. Proprio in queste settimane abbiamo donato un bottalino da follonaggio all’Istituto Tecnico Tecnologico Economico Galileo Galilei – Itis Conciario di Arzignano, dove in un’area adiacente alla scuola è stata creata una conceria in miniatura con il ciclo completo della pelle che era priva proprio di questo macchinario: così abbiamo deciso di donarlo noi, si tratta di un modello praticamente nuovo che avevamo appena iniziato ad utilizzare in laboratorio per i test. E’ stata commovente l’inaugurazione assieme agli studenti di quinta che quest’anno sosterranno l’esame di maturità e ora potranno capire il funzionamento del bottale REVOMEC e con l’effetto che può dare sulla pelle”.
www.revomec.com