Innovare sempre, anche dal punto di vista stilistico, e offrire ai clienti italiani e internazionali la più alta qualità è la mission di Roberto Riva, titolare di seconda generazione di Rifra Nastri, che mira nel 2023 a ingrandire il proprio sito produttivo
Rifra Nastri è uno dei principali produttori di nastri tessili in Italia dal 1980, specializzato nella realizzazione di nastri elastici, nastri rigidi, nastri personalizzati, nastri intrecciati, nastri in fibra naturale e materiali diversi per i settori della calzatura, abbigliamento, pelletteria e industria. Costantemente in evoluzione per ampliare la gamma di prodotti offerti, l’azienda lombarda vanta un ampio e diversificato numero di telai e macchinari che le consente di realizzare articoli adatti ad ogni tipo di lavorazione, materiali, misure, colori, personalizzazioni, con particolare attenzione nei confronti del fattore moda.
All’ultima edizione di Lineapelle abbiamo visto uno stand completamente rinnovato e molte nuove proposte. Sarà un ricco inverno?
“Sì, diciamo che sarà un invernale davvero ricco, soprattutto nel tatto e nella diversificazione dei prodotti. Abbiamo sempre moltissime novità, descriverle tutte diventa complicato, quindi, solo per fare un esempio, ci saranno gli effetti velluto, o gli effetti maglia. Tante lavorazioni e materiali anche molto suntuosi, caratterizzati da prestazioni abbastanza pesanti e caldi nella mano. Accanto alle ultime collezioni poi ci sono grandi classici che stanno tornando di moda. Ma la novità che abbiamo apprezzato più di tutte e aver rivisto dopo due lunghi anni tanti clienti che, per via del covid, non si erano più spostati. Parlo soprattutto di quelli con provenienza lontana come l’India o l’Australia”.
L’edizione di settembre di Lineapelle è stata ribattezzata la fiera della ripartenza. È stato così anche per voi?
“Le aspettative era sicuramente migliori rispetto all’edizione dell’anno scorso. Peccato che ci sia stata una bassa affluenza da parte dei clienti Italiani. Non so se sia stato perché già impegnati al Micam o perché, come ho sentito dire, hanno ridotto al minimo la loro permanenza a Milano. Diciamolo, rimanere a Milano per molti giorni è diventato davvero molto costoso e quindi molti connazionali hanno fatto una toccata e fuga. Una volta la clientela italiana era almeno la metà, se non di più, quest’anno solo il 20%”.
Forse perché vi conoscono tutti?
“Sicuramente ha contato anche quello, per un italiano è sempre facile raggiungerci. Non dobbiamo inoltre trascurare il fatto che l’estero è sicuramente il nostro mercato di riferimento perché per noi rappresenta il 50% del fatturato. È quello che ci può permettere una crescita maggiore”.
Possiamo allora parlare di feedback positivi?
“Devo dire di sì. Lo ripeto: rivedere i clienti che per due anni non erano più venuti e, non appena ce ne è stata l’occasione, tornare da noi è stato eccezionale. Molte altre fiere in giro per il mondo sono messe peggio di noi. Un nostro cliente australiano mi ha detto che la fiera di Hong Kong non ha più nulla da dire da anni. Aveva bisogno di ritornare in Italia per vedere le novità, riallacciare i contatti. Perché, è vero, si fa tutto ormai con internet però toccare, condividere, vedere le espressioni è completamente diverso”.
C’è ancora molta richiesta di personalizzazioni?
“Sì, soprattutto a manifestazione conclusa perché in fiera chiaramente l’attenzione è rivolta a ciò che si vede esposto”.
Quanto rappresenta in percentuale?
“Nella calzatura forse un po’ meno. Si aggira intorno al 50%, mentre la personalizzazione per l’abbigliamento è un buon 80%”.
Cosa avete “portato a casa” dall’edizione di settembre di Lineapelle?
“Innanzitutto la possibilità di riallacciare alcuni contatti che purtroppo per due anni si erano persi. Oltre a questo, ci è sembrato di capire che gli approvvigionamenti da altri mercati stiano avendo difficoltà non indifferenti perché sono ritornati i clienti egiziani che compravano da noi 15 anni fa e poi si erano spostati in Cina e in India. Mercati che sono difficili dal punto di vista economico perché non possono permettersi certi tipi di prodotti ma sembra che siano in fermento e si stiano aprendo a possibilità di sviluppo”.
Clienti internazionali che invece si sono approcciati a voi per la prima volta?
“Dopo 15 anni abbiamo ricevuto la visita da parte di una azienda brasiliana. In Brasile è praticamente impossibile vendere, perché le leggi doganali sono molto stringenti e tendono a favorire unicamente il mercato interno. Molti anni fa abbiamo provato ad avere un distributore in loco ma è stato un bagno di sangue. Sembra che ora le cose non siano più complicate come prima. Vedremo…”.
Progetti per il futuro?
“Vorremmo ampliare l’azienda. È già da qualche anno che siamo costretti a livello di spazio, vediamo se nel 2023 si apre l’opportunità di farlo. La nostra sede è nuova, ci siamo trasferiti lì nel 2016 ma, visto che abbiamo raddoppiato il fatturato in qualche anno, non è più sufficiente”.
Ultima domanda: avete ricevuto la certificazione GRS da pochi mesi. Siete soddisfatti di questo traguardo?
“Sì, lo siamo molto. L’iter si è concluso tra giugno e luglio, e la certificazione è arrivata tra agosto e settembre. Diciamo che per il 90% delle vendite che abbiamo fatto con il prodotto riciclato non era necessario ma c’è stato un cliente in particolare, che è Zara, che ce lo ha richiesto e noi ci siamo mossi subito per ottenerlo. Ne siamo molto orgogliosi”.
RIFRA NASTRI – www.rifranastri.it