Bilancio positivo nel 2021 per l’azienda di Arzignano (Vicenza), attiva nel settore conciario internazionale con tecnologie all’avanguardia.
“Quando il mercato mondiale si stabilizzerà e ci sarà la ripresa economica, la qualità sarà ancora più determinante rispetto a prima”. E’ questo il pensiero dell’imprenditore Santino Mecenero, titolare della TEKNOLEATHER di Arzignano (Vicenza), attiva nel settore della concia internazionale, che offre tecnologie all’avanguardia, flessibilità del servizio, know-how e prodotti chimici di alta qualità, garantendo le migliori performance possibili in tutte le fasi di lavorazione. Nell’ultimo biennio, caratterizzato dal Covid, l’azienda veneta, inserita nel più importante distretto della pelle al mondo, quello di Arzignano e della vallata del Chiampo, ha proseguito la crescita sotto il profilo della ricerca e dello sviluppo di prodotti performanti, dotati di alta tecnologia e rispetto per l’ambiente. “Il bilancio finale del 2021 è positivo – precisa Santino Mecenero, che abbiamo intervistato ad inizio febbraio – e anche per il 2022 le prospettive sono buone, soprattutto se nel post-Covid, come prevedibile, torneranno a crescere i consumi a livello mondiale. In realtà negli ultimi mesi a pesare sono soprattutto le problematiche legate agli aumenti, per certi aspetti sconsiderati, delle materie prime, a cui si sono aggiunti quelli, altrettanto fuori controllo, del costo del gas e dei carburanti, che stanno penalizzando fortemente le aziende, con il rischio di una preoccupante frenata dell’attività produttiva, già a rilento negli ultimi due anni. La difficoltà a viaggiare, che prosegue da inizio 2020, rappresenta una “zavorra” perchè utilizzare i collegamenti da “remoto” è servito ma come nel nostro caso risulta fondamentale presentare i prodotti ai clienti con dimostrazioni reali”.
Questa situazione rischia di frenare la ripresa economica? “Decisamente sì, un peccato visto che il mercato è pronto a ripartire, con i consumi destinati a crescere soprattutto nei settori dove operiamo, come l’automotive, la pelletteria, la calzatura e l’arredamento. Non c’è dubbio che, oltre a quanto detto, siamo di fronte ad una bolla speculativa, come nel caso dei container, i cui costi sono triplicati e non si capisce perchè all’improvviso ci sia un’improvvisa penuria. Il problema maggiore è che non sappiamo quando si fermeranno gli aumenti, stiamo facendo tutti delle ipotesi, doveva essere una cosa di pochi mesi e invece la situazione peggiora continuamente”.
In vista del 2022 e degli anni successivi come avete pianificato il lavoro? “Nell’ultimo biennio abbiamo intensificato l’attività di ricerca, cosa che non avevamo potuto mai fare per motivi di tempo in poco meno di un decennio di attività. Poco più di un anno fa abbiamo inaugurato, al piano superiore, il nuovo laboratorio chimico, che è fulcro operativo dell’attività che caratterizza il futuro: si tratta di una struttura moderna, dotata delle più evolute strumentazioni tecnologiche, che consentirà di accentuare e migliorare il lavoro di ricerca e sviluppo che rappresenta da sempre una delle prerogative aziendali. Gli ultimi lavori di ristrutturazione e ampliamento della sede saranno conclusi entro la primavera”.
Come sta continuando il vostro impegno sulla sostenibilità? “Nell’ultimo periodo ci siamo concentrati in particolare sull’ulteriore limitazione dei bisfenoli nei pellami, una delle grandi tematiche sul tappeto. C’è da dire che la politica “green” non può essere inventata dalla sera alla mattina, noi abbiamo il vantaggio che sin dalla fondazione, avvenuta nel 2013, abbiamo sempre avuto grande attenzione alle tematiche ambientali. Nel post pandemia il mercato mondiale conciario riprenderà seguendo i tre grandi profili della sostenibilità, della biodegradabilità e della tracciabilità, in particolare questo aspetto è fondamentale perchè per la pelle ormai tutti pretendono un percorso completamente tracciabile. Ce lo chiedono espressamente le case di moda, mentre nel contempo in Europa e in America le normative sempre più stringenti: un vantaggio notevole perchè è ormai tutto globalizzato, non ci sono più mercati di serie A e di serie B”.
Qual è la vostra situazione legata all’export e cosa prevedete per i mercati mondiali? “In questi due anni la nostra quota export si è ridotta dal 40% al 30% rispetto al fatturato, d’altronde l’impossibilità a viaggiare, soprattutto verso il Far East, ha creato forti limitazioni nei rapporti commerciali per le aziende di tutti i settori, non solo il nostro. Siamo riusciti a compensare questo calo operando di più in Europa e anche in Italia che rimane il nostro mercato privilegiato, soprattutto nell’alta moda e della grandi firme, che continuano a comandare il mercato. Ovviamente non esiste solo il top di gamma, il settore chimico italiano dovrà puntare anche sulla fascia media, ma soprattutto vendere meglio la propria immagine”.
Voi generalmente non esponete nelle fiere internazionali, dove però siete sempre presenti. Quanto vi sono mancate in questi due anni? “Molto, perchè i grandi eventi rappresentano l’occasione, non solo per incontrare i clienti, ma anche per un confronto con gli altri imprenditori e per capire le novità del settore. Noi visiteremo nei prossimi giorni la rassegna LineaPelle a Milano, per la quale c’è molta attesa, forse per il fatto che le grandi fiere orientali vengono continuamente rimandate. Ad un certo punto bisogna avere il coraggio, così come abbiamo fatto in Italia, di organizzare grandi eventi, pur con tutte le precauzioni del caso, magari unendo, come nel caso della Settimana della Moda, una serie di manifestazioni, una vicina all’altra, in modo che i buyer possano programmare un unico viaggio per poter assistere a rassegne diverse”.
Visiterete anche le prossime fiere internazionali? “Stiamo pianificando le trasferte. Da qualche settimana è stato ufficializzato che la fiera di Hong Kong, dopo l’annullamento di due edizioni a causa del Covid, si terrà quest’anno a Dubai, tra fine marzo ed inizio aprile, una sede prestigiosa, dove in questi mesi si tiene anche l’Expo 2020. Sulla carta è una buona idea perchè rappresenta una via di mezzo fra Europa ed Est del mondo, ma c’è da capire se ci saranno gli operatori orientali visto che l’evento di Hong Kong era soprattutto destinato a quel mercato. La chiusura con l’Oriente è stata penalizzante, ma anche gli stessi operatori orientali non vedono l’ora di tornare in Europa e soprattutto in Italia”.

Lucrezia e Santino Mecenero all’ultima edizione di APLF a Dubai