Quando un’azienda si sforza di ridurre il suo impatto ambientale fa naturalmente bene al pianeta ma questo tipo di iniziative non sempre si trasformano in un investimento redditizio per le imprese perché, come è accaduto a Texon, cavilli burocratici e scarsa comunicazione tra interlocutori possono creare un vero disastro economico. Ci racconta l’accaduto il Dr. Roberto Rosettani, Managing Director della divisione italiana, che, nonostante tutto, rimane ottimista. Dal canto nostro siamo sicuri che le imprese socialmente responsabili usciranno più forti dalla crisi perché le società che coinvolgono gli stakeholder nel monitoraggio degli effetti indotti dal proprio operato sono le prime a beneficiare del loro impegno. La responsabilità sociale e ambientale libera le imprese dalle catene della visione a breve termine.
Dr. Rosettani qual è stato il bilancio dell’ultima edizione di Lineapelle per voi?
“Siamo stati piacevolmente sorpresi dall’affluenza. Ci speravamo ma non ce l’aspettavamo così massiccia. Abbiamo visto clienti proprio felici di essere di nuovo in contatto con noi fisicamente e quindi sono stati tre giorni molto positivi. Ovviamente si è parlato di tanti problemi. Devo però anche ammettere che ci ha dato quasi soddisfazione riuscire a parlare vis-a- vis con i clienti anche se il momento è veramente complicato perché noi stiamo subendo in maniera massiccia tutti gli aumenti di costo sulle materie prime avvenuti nella seconda metà del 2021 e, adesso, siamo investiti da questa tempesta che riguarda i costi di energia che per noi, soprattutto per il prodotto di punta che per Texon è il materiale cellulosico per sottopiedi, è devastante, perché siamo una azienda energivora, quindi abbiamo un impatto diretto enorme sui costi di produzione, quindi siamo molto preoccupati”.
Avete adottato qualche strategia particolare per affrontare il problema e ridurre i costi?
“In uno degli stabilimenti siamo riusciti a sostituire la fonte energetica con cui l’impianto era alimentato con una fonte alternativa più economica. Questo purtroppo non è stato possibile nello stabilimento italiano, dove abbiamo avuto grossi problemi a causa di cavilli burocratici: circa 10 anni fa, abbiamo investito milioni di euro per implementare l’impianto, ma a causa di infondate accuse, siamo stati costretti a smantellare tutto. Noi avevamo fatto un simile investimento non prevedendo ovviamente la tempesta di oggi, ma ben consapevoli che un impianto energetico alimentato con fonti alternative fosse buona cosa. Invece siamo tornati al punto di partenza con danni economici consistenti e, a maggior ragione, più preoccupati della situazione attuale. Tra l’altro con quello che sta accadendo il quadro diventa ancora più fosco”.
Cosa avete presentato durante l’ultima edizione della manifestazione milanese?
“Texon ha presentato un cellulosico con caratteristiche di biodegradabilità. La cosa nel nostro settore non è di poca importanza, perché i lattici che vengono utilizzati nella produzione dei materiali cellulosici sono ovviamente di derivazione petrolifera. Quindi, aver trovato un lattice di origine vegetale che possa garantire la biodegradabilità del materiale è uno step decisamente importante. Abbiamo poi ripresentato la filosofia che va sotto il nome di ProWeave, quindi un mondo tessile che si rivolge sia alla calzatura che la pelletteria, con la possibilità di personalizzare dei progetti secondo le idee del cliente con un concetto nuovo di approccio all’applicazione del tessuto, soprattutto del tessuto jacquard, sia in calzatura che in pelletteria. Progetto interessante che stiamo portando avanti con diversi brand a livello internazionale, quindi ci riteniamo soddisfatti anche dell’esito delle visite dei nuovi clienti che abbiamo ricevuto nei giorni di manifestazione”.
Che tipo di feedback avete ricevuto su questi due progetti?
“Assolutamente positivo. Era qualcosa su cui si stava lavorando da diverso tempo. Poi il mercato effettivamente si sta indirizzando verso prodotti sempre più ecosostenibili, quindi la biodegradabilità rientra in questo più vasto concetto di sostenibilità e diciamo che pensiamo di essere arrivati al punto giusto e al momento giusto con una proposta del genere”.
Progetti futuri?
“L’idea è quella di estendere questa ricerca del materiale biodegradabile anche alla linea dei cellulosici per calzatura, quindi un processo che potrebbe coinvolgere anche tutta la gamma di materiali che vengono prodotti sia in Italia che in Germania. L’obbiettivo di Texon, sia come filiale italiana che come Gruppo, è quello di procedere a passi spediti verso quello che chiamiamo “zero waste”, ovvero scarto zero, entro il 2025. Stiamo perciò facendo delle azioni molto forti e molto specifiche per ridurre il consumo di energia e il consumo di acqua, per ottimizzare le materie prime, riutilizzare e riciclare tutti gli scarti di lavorazione in tutte le unità produttive. Stiamo facendo dei progressi molto importanti. Ogni anno il Gruppo rilascia un report sulla sostenibilità, lo stiamo attendendo. Noi guardiamo al futuro con un certo ottimismo”.