Thierry Rabotin, Comodità e stile made in Italy – Spotted At Micam

Il brand di calzature Thierry Rabotin punta sullo studio dei materiali in funzione del comfort, con uno sguardo sempre rivolto alla moda, all’eleganza e alla cura dei dettagli

Le abbiamo toccate, piegate, stropicciate. Indossate con la sensazione di camminare a piedi nudi. Le creazioni Thierry Rabotin hanno fatto della comodità la loro vocazione preservando uno stile tutto italiano che esalta femminilità e classe. Oggi il brand nato dalla collaborazione tra l’omonimo designer prematuramente scomparso nel 2017, e i soci Giovanna Ceolini e Karl Schlecht, titolari di Parabiago Collezioni con i figli Andreas e Thomas, è leader nella realizzazione di calzature confortevoli made in Italy pensate per la donna dinamica che ama sentirsi a proprio agio, ma anche in armonia con la dimensione estetica e al passo con i nuovi trend. Lo stilista Massimo Balbini, erede di monsieur Rabotin, ci svela al Micam i trucchi del mestiere.

Massimo Balbini, qual è il target a cui si rivolge il brand Thierry Rabotin e il segreto del suo successo? “Il nostro è un prodotto utile, pensato per la donna dinamica abituata a una vita quotidiana intensa. Partendo da questo assunto, il mio impegno da sempre condiviso con monsieur Rabotin verte da più di 25 anni sulla ricerca tecnica e lo studio dei materiali per un bilanciamento ideale tra forma e funzionalità. Le calzature Thierry Rabotin sono quasi interamente realizzate a mano, prodotte all’interno del nostro stabilimento di Parabiago (MI) con materie prime di alta qualità. Per rendere la camminata leggera e confortevole abbiamo scelto la lavorazione a sacchetto e utilizziamo fodere interne in nappa d’agnello. Inseriamo solette di ultima generazione in memory foam e shock absorber che riducono gli impatti, oltre ad avere proprietà antibatteriche e traspiranti”.

Come si sviluppa la nuova collezione per l’autunno-inverno? “La nuova collezione per la prossima stagione fredda rafforza i concetti fondamentali di comfort, dinamicità, eleganza. Mi piace raccontare attraverso la calzatura la mia grande passione per il cinema, la pittura, la fotografia. Monsieur Rabotin, con cui ho avuto la fortuna di lavorare per circa vent’anni, mi ha allevato insegnandomi a capire e ad apprezzare l’arte, e a saperla trasferire in un prodotto commerciale, perché forte è la responsabilità di una fabbrica dove lavorano cinquanta persone che rappresentano altrettante famiglie. Per la ricercata collezione couture presentata a marzo mi sono lasciato ispirare dall’op art di Victor Vasarely, corrente artistica degli anni Cinquanta inizio Sessanta del secolo scorso. E poi guardo come si vestono le donne. Seguo in prima persona tutte le fasi del processo di produzione, dalla modellistica alla prototipia, l’unico modo per ottenere esattamente ciò che ho in mente di realizzare”.

Cos’altro le ha insegnato Thierry Rabotin? “Monsieur Rabotin mi ha insegnato a rispettare l’anatomia e, soprattutto, a rispettare le donne. La struttura a sacchetto con tacco, per esempio, è una tecnica speciale che consente di camminare su altezze di otto centimetri con la sensazione di indossare un tacco 50. Trovare l’appoggio ideale sul quale far cadere il proprio baricentro. È questo il segreto per una camminata di grande stabilità”.

Con la nuova generazione in azienda siete entrati nel mondo sneaker. Come procede lo sviluppo? “È stata la prima condizione che Andreas e Thomas hanno fortemente voluto quando sono entrati in scena in azienda. La linea Fifty-12 di sneaker eleganti per lui e per lei rappresenta un’alternativa ai prodotti comfort del marchio in grado di attirare un pubblico eterogeneo e dinamico, ma comunque attento alla comodità. Insomma, lo spirito Rabotin trasferito su uno stile giovane. Sono tutti modelli leggerissimi e morbidissimi, realizzati in pelli pregiate”.

Cos’è la sostenibilità per Thierry Rabotin? “La sostenibilità è un argomento per noi fondamentale. Abbiamo ridotto l’utilizzo di energia. Scegliamo filiere corte, mantenendo al minimo i consumi e le distanze per il trasporto delle materie prime. Ma la sostenibilità è anche produrre una calzatura di qualità destinata a durare nel tempo”.

www.thierryrabotin.com

Thierry Rabotin – Parabiago Collezioni al Micam: da destra, Thomas Schlecht, Massimo Balbini, Giovanna Ceolini e Andreas Schlecht