
PMI di lunga tradizione nella progettazione e realizzazione di pistole automatiche per spruzzatura nel settore conciario, Aircom Original guarda a un futuro di crescita attraverso l’innovazione sostenibile e la diversificazione dei mercati. Senza perdere la vicinanza al cliente.
Le origini di Aircom risalgono alla seconda metà degli anni Sessanta quando l’imprenditore Giorgio Bria, responsabile agli spruzzi di una conceria del Canavese, decide di trasformare il garage di casa in un’officina per la realizzazione di quelle pistole per spruzzatura, armi del suo mestiere, che all’epoca venivano importate, con non pochi costi e difficoltà, principalmente dalla Gran Bretagna. Dal successo dell’iniziativa nasce la A.PNE.S, acronimo di Apparecchiature Pneumatiche Speciali, oggi Aircom – A.PNE.S Srl, così denominata agli inizi degli anni Novanta quando, per mancanza di eredi, l’impresa fondata da Bria viene ceduta ai coniugi Trione, tuttora alla guida della società insieme con la seconda generazione.
Le concerie, molto diffuse negli anni Settanta-Ottanta in questa zona del Piemonte, oggi non ci sono più e la Aircom è rimasta per così dire una “voce fuori dal coro”, che gode tuttavia di una posizione logistica strategica. A 15 chilometri da Ivrea e a 30 dalla provincia di Torino, Castellamonte, cittadina del Canavese dove ha sede l’azienda, è al crocevia di know-how radicati nei settori dell’informatica, della meccatronica, dell’automotive, indissolubilmente legati a realtà imprenditoriali, come Olivetti e Fiat, che hanno contribuito a rendere grande la storia del nostro Paese agli occhi del mondo.
Annapaola Trione
Annapaola Trione, amministratrice e responsabile commerciale di Aircom Original, ci racconta l’evoluzione di un’azienda totalmente made in Italy, che aspira a diventare una “multinazionale tascabile” nel settore delle pistole automatiche a spruzzo per la verniciatura industriale.
Annapaola Trione, qual è oggi il core business di Aircom Original? Come è logico che sia, Aircom non è più quella che era nel 1993, quando i miei genitori subentrarono nella proprietà. Abbiamo registrato un’impennata di nuovi prodotti: da una pistola per spruzzatura siamo giunti a una dozzina di versioni oltre all’accessoristica, scaturite da idee interne all’azienda, che a loro volta nascono dall’ascolto delle esigenze del mercato e delle reali necessità operative dei diversi clienti. Vantiamo un reparto di produzione ben attrezzato e sempre oggetto di nuovi investimenti e ci avvaliamo esclusivamente di fornitori italiani per un prodotto totalmente made in Italy. Sin dalla progettazione, ogni fase di lavorazione è gestita internamente, a eccezione delle finiture estetiche come per esempio l’anodizzazione e la nichelatura. Il nostro principale mercato rimane quello della pelle, nell’ottica però di espanderci per crescere in altri settori.
Quale impatto ha avuto sulla vostra economia aziendale l’emergenza sanitaria che ha sconvolto il mondo negli ultimi mesi e quali contromisure avete adottato per reagire al conseguente stato di incertezza abbattutosi sul mercato? Il 2020 ha avuto per noi come per tutti un impatto enorme. Due settimane di chiusura effettiva e le difficoltà operative subite nei mesi di marzo e aprile ci hanno fatto registrare un calo iniziale del fatturato del 60-70%. Abbiamo un po’ recuperato nel mese di maggio con la possibilità di spedire gli ordini bloccati in casa, ma la vera ripresa è avvenuta da agosto in poi fino al clou di dicembre, quando siamo riusciti a chiudere l’anno in pareggio rispetto al 2019. Rimane l’amaro in bocca per non essere riusciti, nostro malgrado, a rispettare le previsioni di crescita sulla base dei risultati ottenuti nel primo trimestre, tuttavia, data la situazione generale, non possiamo lamentarci. Dobbiamo ringraziare la nostra vocazione internazionale, fondamentale per sopravvivere anche in periodo pre- Covid 19, e la resilienza dell’intera squadra di collaboratori, che ringrazio per la capacità dimostrata di tenere duro nonostante le preoccupazioni e le incertezze, permettendoci di portare avanti il lavoro onorando le consegne nei tempi e nelle modalità. Vedremo quale sarà l’impatto generato sul 2021, l’anno in prospettiva più difficile, ma che potrebbe anche stupirci.
In questo contesto di limitazioni alla circolazione e ai contatti come avete garantito il servizio al cliente? Fortunatamente già prima della pandemia ci eravamo attrezzati – e oggi ci stiamo attrezzando sempre più velocemente anche con l’affiancamento di personale specializzato – per sfruttare al meglio le piattaforme digitali, sia per elaborare nuove strategie di marketing sia per riservare ai clienti servizi online dedicati. Anche se nulla può sostituire il rapporto umano e diretto, il digitale si è rivelato lo strumento ideale per comunicare con maggiore facilità, frequenza e tempismo. Per esempio, attraverso il nostro canale YouTube siamo in grado di offrire video tutorial per illustrare i prodotti, fornire assistenza a distanza, rispondere rapidamente a ogni esigenza. Un aspetto positivo che abbiamo implementato grazie a questa esperienza.
Aircom incarna il modello di azienda 4.0. Quali sono le nuove frontiere della tecnologia nel settore delle pistole automatiche a spruzzo? Il piano nazionale industria 4.0 ci ha dato una grande opportunità, una spinta decisiva verso l’innovazione dei macchinari e la trasformazione digitale del processo di produzione. L’idea futura è quella di introdurre un robot collaborativo, il cosiddetto cobot, che coadiuvi il lavoro degli addetti al montaggio, alleviandoli dalle azioni più faticose, logoranti e ripetitive. Accanto alla necessità di un parco macchine all’avanguardia, fondamentale è il miglioramento continuo dei prodotti in un’ottica di ottimizzazione dei tempi di lavorazione e di riduzione dei consumi di materiale e delle relative emissioni inquinanti in atmosfera. Nel 2019 siamo usciti con due nuovi modelli e un altro brevetto sta aspettando la risposta dell’Ufficio italiano Brevetti e Marchi. Depositare brevetti è diventata per noi una consuetudine. La mia idea nel cassetto è quella di arrivare a utilizzare, nella costruzione delle pistole per spruzzatura, solo materiali selezionati in base al loro impatto ambientale. L’attenzione alla sostenibilità rappresenta per le aziende un percorso obbligato ed è un concetto ormai trasversale a tutti i settori. Noi perseguiamo questo obiettivo con la collaborazione di enti esterni come la Camera di Commercio e il Politecnico di Torino.
Quale valore aggiunto esprime il vostro prodotto rispetto alla concorrenza? La concorrenza è lecita se è sana. Esiste la concorrenza delle multinazionali nei cui cataloghi figurano le pistole a spruzzo con altre centinaia di prodotti, ma anche quella di chi come noi è più focalizzato sulla pistola per atomizzazione e annessi. Non mi piace fare confronti, giudicare chi sia il migliore, anche perché dipende dalla destinazione d’uso del prodotto. Posso solo dire che nel nostro lavoro ce la caviamo molto bene, infatti siamo conosciuti un po’ in tutto il mondo e se ci copiano è anche perché il marchio piace. La concorrenza non sana dei mercati asiatici ovviamente ci penalizza, ma lì vendiamo anche tanto. La strategia è di rimanere sempre dieci passi avanti, uscendo continuamente con nuovi articoli in grado di vincere la concorrenza non sana. Gli altri vantaggi competitivi che ci contraddistinguono sono il servizio, in quanto trattiamo ogni cliente, anche il più piccolo, come se fosse il più importante, e la capacità di customizzazione del prodotto. Abbiamo un orecchio molto attento alle richieste del mercato e ci sforziamo di trovare sempre una soluzione possibile: un’occasione per crescere, oltre che per accontentare la clientela.
Dal punto di vista estetico e di design, esistono spazi per inventare nella progettazione di una pistola a spruzzo? Anche nel nostro settore è piacevole aprire la scatola e trovare un oggetto con quel qualcosa in più che lo distingue alla vista e non solo al funzionamento. Tra il 2008 e il 2010 abbiamo avviato una collaborazione con un designer industriale di Torino che ha dato degli input al nostro progettista interno, finalizzati a rivoluzionare l’identità estetica dei prodotti Aircom, combinandola con l’aspetto funzionale. È stata una prima bellissima esperienza cui seguirà, a partire da questo mese fino alla fine dell’anno, una nuova collaborazione con un altro designer industriale e il coinvolgimento della Camera di Commercio di Torino, che mira a dare una sferzata all’azienda sotto diversi punti di vista: dalla progettazione del prodotto al digital marketing, all’organizzazione della produzione.
Quanto paga il valore del made in Italy nel vostro settore? Il made in Italy non è uno slogan, ma un impegno reale, un marchio da utilizzare con credibilità e concretezza. È un valore assoluto, globale, riconosciuto e percepito in tutto il mondo. Bisogna rendersi conto del grande potenziale che rappresenta in ogni settore e continuare a valorizzarlo.
Quali sfide vi riserva il futuro post Covid-19? Quando torneremo a un mondo normale, che sarà comunque molto diverso, la nostra sfida sarà quella di diversificare ancora di più i mercati senza perdere la nostra storia di attenzione al cliente. Il comparto conciario rappresenta per noi una nicchia consolidata dove continuare a investire in innovazione, ma riteniamo che per crescere ancora sia necessario esplorare nuovi settori di mercato. Abbiamo costruito le basi con investimenti in produzione e progetti innovativi e ora siamo pronti per affrontare un ulteriore sviluppo, costruendolo un po’ per volta, coi passi giusti. Mi è sempre piaciuta l’espressione utilizzata dai media di “multinazionale tascabile”, una definizione che calza perfettamente con la nostra visione: raggiungere una dimensione internazionale, ispirata alle logiche delle grandi multinazionali, mantenendo però salda la relazione, a mio avviso fondamentale, con la propria clientela.
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