ALKEME ATELIER, IL RIFIUTO DIVENTA PREZIOSO

Alkeme Atelier
Prendere ciò che il mondo butta via e trasformarlo in un accessorio di design: questa è la filosofia “green” di ALKEME ATELIER.

L’alchimia era la scienza che aspirava a trasformare il piombo in oro, il negativo in positivo. Secoli dopo, Alkeme Atelier non punta a tanto, ma dalla filosofia alchemica attinge a piene mani per trasmettere il suo concetto: trasformare il rifiuto, lo scarto in un prodotto di alta qualità e valore aggiunto. Ecco ciò che si cela dietro alle borse in fibre vegetali che il brand newyorchese ha ripresentato a Mipel a febbraio, dopo aver vinto come “Best Scenario Newcomer” nel settembre 2019. Creare un circolo virtuoso che abbia come prodotto finale borse di altissima qualità, curate nel design e realizzate con materiali innovativi ed ecologici. L’ideatrice del brand e designer delle borse, Shelly Varma, ci tiene a precisare che la sua non vuole essere una battaglia contro la pelle tradizionale. “Non siamo contro la pelle, le nostre borse vogliono essere una seconda opzione, un’altra scelta possibile. Anche i grandi marchi stanno cominciando a interessarsi alle fibre vegetali, quando c’è più scelta per il consumatore è sempre un bene”.

Alkeme Atelier

Fuoco, acqua, aria e terra: i quattro elementi della Terra ispirano i nomi delle borse di Alkeme Atelier. Così come quattro sono le fibre riciclate che vengono utilizzate: fibra di foglie di ananas, fibra di cactus proveniente dal Messico, tessuto ricavato dallo scarto della produzione vinicola italiana (bucce di acino, semi e raspi) e fibra vegana di produzione propria. Quest’ultima contiene il 75% di materiale riciclato e, come le altre, viene prodotta in stabilimenti certificati secondo il Global Recycle Standard (certificazione della quantità di materiale riciclato contenuto). La filosofia del marchio riguarda tutti gli aspetti del ciclo produttivo: “Ovunque possiamo riciclare o riutilizzare, lo facciamo” conferma Varma, che spiega che l’interno di tutte le borse è realizzato con tessuto ricavato dalla plastica gettata nell’Oceano e che i sacchetti protettivi per le borse sono realizzati in fibra di bambù.

Alkeme Atelier

Come sta rispondendo il mercato a questa proposta sostenibile che non rinnega la pelle tradizionale e, semmai, la imita? “Il mercato ci sta ricevendo bene. Siamo riusciti ad arrivare in qualche buon grande magazzino in Canada, siamo presenti in Danimarca, Germania e abbiamo iniziato ad affacciarci in Giappone. È un processo lento ma stiamo crescendo. Devi acquistare uno dei nostri prodotti, toccarlo con mano, usarlo per capire ciò che ti può dare. Ecco perché quest’anno abbiamo presentato i portafogli, con un investimento contenuto è possibile provare in prima persona”. www.shopalkemeatelier.com