Assocalzaturifici, l’area Csi torna a comprare scarpe made in Italy

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Il mercato ex Urss, affezionato cliente della moda e in particolare delle calzature made in Italy, sembra aver archiviato il periodo nero 2014-2016 e aver ritrovato la fiducia nei consumi

A dirlo sono le rilevazioni di Assocalzaturifici: nei primi sette mesi dell’anno il calzaturiero made in Italy ha registrato esportazioni nell’area Csi per 277 milioni di euro, in aumento del 12,8% rispetto allo stesso
periodo dell’anno precedente. Positivi anche i dati relativi ai volumi d’acquisto, saliti del 25,7% a 5 milioni di paia. In calo , invece, il prezzo medio che ha messo a segno un -10% attestandosi sui 54,8 euro.

Queste cifre segnerebbero un significativo cambio di rotta rispetto a quanto accaduto in precedenza: tra il 2013 e il 2016, infatti, complice la crisi della Crimea che ha coinvolto Russia e Ucraina, le sanzioni economiche imposte a Mosca e il crollo del valore del rublo, le vendite di calzature italiane nell’area Csi sono calate del 48% in valore e del 36% in volume.

I numeri accompagnano un atteggiamento decisamente più positivo da parte delle aziende: «Nell’area Csi stiamo finalmente registrando una ripresa degli ordinativi – dichiara Annarita Pilotti, presidente di Assocalzaturifici – .Qui il consumatore è sempre più attento al fattore prezzo rispetto al passato ma non smette di apprezzare la qualità e l’eccellenza della manifattura calzaturiera italiana. E nonostante perduri ancora un atteggiamento di prudenza, noi addetti ai lavori dobbiamo guardare con fiducia alle prossime stagioni, con la consapevolezza di una maggior stabilità sul mercato». width=

Negli ultimi tre mesi, in collaborazione con Ice, Assocalzaturifici ha portato nell’area ex Urss una selezione di aziende chiamate a presentare le loro collezioni made in italy nel corso di due appuntamenti importanti: Obuv’ Mir Koži a Mosca e Shoes from Italy di Almaty e Kiev, raccogliendo consensi positivi soprattutto in termini di buyer.