Nei paesi del MAGHREB e in KENYA investimenti e progetti per rilanciare l’industria conciaria africana

industria conciaria africana
I Paesi dell’area del Maghreb affacciata nel Mediterraneo, soprattutto Egitto e Marocco, ma in prospettiva anche Tunisia e Algeria, a cui si aggiunge il Kenya.

Sono questi gli Stati africani dove nel terzo decennio degli Anni Duemila si prevedono gli investimenti più cospicui, soprattutto da parte dei Governi locali, per rilanciare l’industria conciaria, che in questo continente vanta già importanti tradizioni e rapporti commerciali in crescendo, soprattutto con l’Europa. Gli economisti considerano quelli della concia e della lavorazione delle pelle tra i settori con il potenziale maggiore sviluppo, non solo a livello produttivo ma anche per quanto riguarda i consumi. L’Africa è considerata non solo un continente dove continua ad essere conveniente produrre in virtù di costi di manodopera notevolmente più bassi che nel resto del mondo, ma anche un grande mercato, abitato attualmente da 1,22 miliardi di persone e che, secondo alcune stime, raddoppierà nell’arco di 30-35 anni, raggiungendo i 2,5 miliardi tra il 2050 e il 2055.

industria conciaria africana
In particolare l’Africa rappresenta un’area estremamente interessante soprattutto per i produttori di macchine da conceria e calzature italiani e in generale in grado di garantire nuovi sbocchi per l’economia italiana di questo settore. Secondo analisti ed esperti la presenza italiana dovrà aumentare nei prossimi anni soprattutto per aiutare lo sviluppo di una vera filiera e la produzione del prodotto finito, in cui l’Italia eccelle. Nell’ambito di quella che rappresenta a tutti gli effetti un’economia circolare – il nostro Paese con il suo aiuto contribuisce allo sviluppo della filiera, mentre gli Stati africani investono in know how italiano – va evidenziato quello che rappresenta uno dei principali sviluppi futuri della concia delle pelli in Africa. E’ infatti necessario che in questo continente i Paesi non si limitino alla produzione di crust o wet blue (prima fase pelle) ma producano pelle finita per favorire lo sviluppo del prodotto finito come scarpe e pelletteria che hanno maggior valore aggiunto (added value) e quindi in grado di aumentare il business legato ai consumi interni. In questo contesto va evidenziata l’attività di “Allpi Africa Leather and Leather Products Institute” nell’ambito di COMESA (Common Market of East Africa) che svolge molte attività del settore pelle, indirizzando e aiutando gli imprenditori locali e le maestranze verso una crescita professionale che nei prossimi anni contribuirà ad una crescita ancora più marcata sia sotto il profilo della produzione ma anche della qualità.

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L’ultima grande frontiera per lo sviluppo del comparto conciario riguarda il Kenya, uno dei dieci Paesi africani dove la Cooperazione allo sviluppo, parte integrante della politica estera italiana, è impegnata con progetti soprattutto nelle concerie, in particolare nella formazione dei lavoratori. Il Ministero degli Esteri sta finanziando in Kenya la creazione di start-up che danno lavoro e un futuro a tanti giovani: positiva la collaborazione in atto con le autorità locali che lavorano volentieri con l’Italia perché riconoscono ai nostri operatori serietà e impegno nel favorire lo sviluppo. In realtà l’attività della concia non rappresenta una novità assoluta per questo Paese: già lo scorso anno il Governo keniano aveva stanziato un fondo da 13,5 milioni di dollari per lo sviluppo del distretto della cittadina situata nella Rift Valley dove è già operativa una conceria gestita dall’ente pubblico. Il progetto prevede il recupero e l’utilizzo delle pelli prodotte all’interno della contea stessa e che attualmente sono quasi totalmente conferite in discarica. L’investimento servirà a costruire un’altra conceria, una fabbrica di articoli in pelle e un impianto di trattamento dei reflui su una superficie di circa 3.200 metri quadrati. Obiettivo per lo stabilimento una produzione di oltre 20 milioni di paia di scarpe entro il 2022, cui si aggiungeranno capi d’abbigliamento e accessori. Gli addetti dovrebbero passare da 100 a 400, a cui si aggiungono circa 5 mila posti dell’indotto, impiegati anche nel trattamento di 4 mila tonnellate di pelli l’anno, secondo le ultime stime.

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Prospettive importanti anche per il Marocco, uno degli Stati africani con il più elevato interscambio commerciale con l’Italia, dove sta per nascere una nuova zona industriale dedicata alla filiera conciaria nella regione di Casablanca- Settat. Denominato “Ahl Loughlam”, tale distretto è frutto di un accordo tra le amministrazioni locali, la federazione marocchina dell’industria conciaria e il gruppo Al Omrane, azienda pubblica incaricata tra l’altro dello sviluppo urbano, dell’habitat e dell’inserimento dei lavoratori nell’area: il costo complessivo dell’investimento si aggira attorno agli 11,5 milioni di dollari. Le opere, iniziate nel secondo semestre dello scorso anno, proseguiranno sino alla primavera 2021, quando l’area, estesa su circa 100 mila metri quadrati, sarà consegnata alle aziende. L’industria della lavorazione del pellame sarà la protagonista soprattutto ad Ahl Loughlam, mentre la zona circostante sarà dedicata anche ad altri settori. Secondo il Ministero dell’industria, dell’investimento, del commercio e dell’economia digitale del Marocco, il fatturato realizzato nel Paese dal settore concia è di 490 milioni di dollari (dato riferito al 2018), con 300 imprese attive che danno lavoro ad oltre 21 mila lavoratori.

In assoluto il concentramento più importante della lavorazione conciaria si trova in Egitto, a una cinquantina di chilometri a nord della capitale Il Cairo, dove procede il progetto “Leather City”, che riguarda la “Città del pellame e della concia” ad Al Roubiki, importante centro industriale e in forte sviluppo. Gli ingenti capitali stanziati dal Governo hanno come obiettivo la creazione di un distretto della pelle a livello mondiale, caratterizzato da un miglioramento medio per quanto riguarda la qualità del prodotto finale. Un progetto già noto agli imprenditori italiani, soprattutto i produttori di macchinari per la concia: gli industriali del distretto di Arzignano (Vicenza) hanno compiuto alcune missioni in questa area, stabilendo contatti e rapporti con gli operatori locali. Una volta completata la Leather City si estenderà su un’area di quasi 7 milioni di metri quadrati, progettata per produrre 200 milioni di metri cubi di pellame ed esportare 1 miliardo di dollari di prodotti in pelle l’anno. Progetti sulla carta molto ambiziosi ma che le autorità e le forze imprenditoriali egiziane sono convinti di poter raggiungere.