Nel decennale della sua fondazione la Teknoleather di Arzignano (Vicenza), che nel 2022 aveva ottenuto la certificazione ZDHC di 3° livello, anticipa nuovamente tutti con il marchio del dipartimento dell’agricoltura statunitense
Il 2023 è anno storico per la Teknoleather di Arzignano (Vicenza), industria chimica attiva nel settore della chimica conciaria, che offre soluzioni all’avanguardia, flessibilità del servizio, know-how e prodotti chimici di alta qualità, per garantire le migliori performance possibili in tutte le fasi di lavorazione. Nello scorso mese di giugno è stato festeggiato il decennale della fondazione, traguardo significativo per una realtà dinamica e moderna, che ha sempre fatto della sostenibilità il caposaldo principale della propria strategia aziendale, soprattutto con l’obiettivo di essere competitivi sul mercato, per fare dell’attenzione al cliente e della cura dei particolari la sua punta di diamante.
“Per noi le certificazioni sono sempre state fondamentali- spiega Santino Mecenero, titolare della Teknoleather, che abbiamo intervistato in sede – e abbiamo sempre cercato di anticipare i tempi, lo dicono i fatti, è il caso della certificazione ZDHC di 3° livello, siamo stati tra i primissimi a proporla. In questi ultimi mesi abbiamo proceduto con la certificazione del contenuto biobased di alcuni nostri prodotti attraverso il programma Biopreferred promosso dal Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti, che misura la percentuale di carbonio derivato da biomasse all’interno del prodotto, mentre entro fine anno contiamo di ottenere l’ISO 14001, che è una certificazione ambientale. Inoltre, è da diversi anni che siamo anche in possesso della ISO 9001:2015, fondamentale nell’ottica della qualità e del miglioramento continuo”.
Per scoprire la nuova frontiera rappresentata dal programma Biopreferred abbiamo parlato con Lucrezia Maria Mecenero, figlia di Santino, che opera nell’azienda di famiglia e che ha seguito personalmente l’iter di registrazione. “Questa certificazione – spiega – è stata ottenuta con lo USDA, il Dipartimento dell’agricoltura americano. L’idea del programma è quella di certificare la quantità di carbonio derivato da biomasse, cioè da fonti rinnovabili, rispetto al suo contenuto di carbonio organico totale all’interno del prodotto. Questa certificazione, che noi abbiamo voluto proporre per una selezione di coloranti e ingrassi, definisce che i prodotti siano per l’appunto “biobased”, a maggioranza derivanti da fonti di carbonio rinnovabili, come ad esempio le piante. Per il settore conciario l’idea di certificare questo tipo di dato è una novità e un importante passo in avanti, ma in realtà questo concetto viene applicato già in molti campi e per diversi scopi”.
“L’idea di lavorare per certificare la quantità di contenuto biobased nei nostri prodotti attraverso il programma Biopreferred – aggiunge Lucrezia Maria – in realtà non rappresenta una richiesta arrivata dai clienti ma una scelta aziendale, visto che noi lavoriamo da sempre a favore della sostenibilità, in questo ambito abbiamo sempre cercato di essere un passo avanti. Tutto ciò era avvenuto negli anni scorsi con la certificazione ZDHC di 3° livello e l’implementazione del “gateway”: dopo meno di un mese dall’ottenimento del certificato avevamo già caricato 150 tra prodotti chimici e coloranti, adesso sono diventati più di 200. L’adesione a questo programma di certificazione volontaria, secondo noi, è un passo in avanti complessivo per la sostenibilità dei nostri prodotti, una maniera in più per dimostrare ai clienti di tutto il mondo il nostro l’impegno nell’utilizzo di fonti rinnovabili. Si tratta di un nuovo tassello che fa parte di un progetto aziendale: indubbiamente siamo stati favoriti dal fatto che quando siamo partiti, nel 2013, esisteva già una consapevolezza di sostenibilità, anche se al tempo non era ancora fondamentale come lo è oggi. Noi abbiamo scelto di sposare in pieno quest’idea e ci siamo presentati subito sul mercato in maniera convincente”.
“A livello di certificazioni – riprende Santino Mecenero – abbiamo sempre cercato di anticipare le richieste delle concerie e degli altri partner con cui lavoriamo, che a loro volta sono pressati dalle griffe e dai gruppi importanti dell’alta moda. Lavorare in questo senso impone certamente una serie di limitazioni, che obbligano ad un surplus di lavoro, e rappresentano in effetti un costo aggiuntivo per le aziende chimiche, ma sono anche l’unica strada percorribile che consentirà a noi europei di essere competitivi a livello mondiale. Noi continueremo a garantire ai clienti un prodotto certificato per soddisfare le esigenze che il mercato internazionale della pelle richiede, garantendo trasparenza, sostenibilità e tracciabilità, che con il passare degli anni si dimostra sempre più un aspetto fondamentale”.
L’imprenditore vicentino non nega le difficoltà economiche attuali a livello globale. “Stiamo vivendo una crisi strutturale e congiunturale, in realtà non esistono aree internazionali che vanno meglio di altre. Per quanto riguarda il nostro specifico settore, il mercato mondiale della pelle, compresa l’Europa, si sta riposizionando. Per quanto riguarda la Cina noi visiteremo la Fiera di Shanghai a fine agosto (questa intervista è stata realizzata a metà luglio, ndr.), dove un nostro agente ha preso uno stand. Siamo curiosi di capire gli sviluppi del mercato cinese, la mia impressione è che in futuro in Cina potremmo vendere solo prodotti di alta qualità e certificati, perché la gamma normale la produrranno da soli nel mercato interno. Probabilmente era una situazione già in atto, il Covid ha ulteriormente forzato l’intenzione di chiudersi in sé stessi, lo stesso discorso potrebbe valere per altri grandi mercati come India e Brasile. La fascia alta riguarda la pelletteria, le scarpe e soprattutto l’automotive, settore che è esteso in tutto il mondo: qui ad Arzignano abbiamo un esempio concreto, ma anche il Messico, in Sudamerica e nel Far East, in pratica dove si producono le automobili”.
È soddisfacente il bilancio di 10 anni di attività del titolare della Teknoleather, soprattutto sui temi ambientali. “In azienda siamo dotati di un impianto a pannelli fotovoltaici che, oltre a confermare le scelte green, garantisce un importante risparmio in quanto ci consente di essere autosufficienti a livello di energia. Negli ultimi anni sono stati rifatti il laboratorio e gli uffici, oltre a creare un piccolo show-room dove esponiamo pelli lavorate nel nostro laboratorio. Gli investimenti fatti sono stati importanti, ma d’altronde la sostenibilità anche degli impianti è una prerogativa delle realtà del nostro settore. Il 2022 è stato in crescita come fatturato, pur con marginalità penalizzante negli ultimi mesi, sia per i costi energetici, ma, nel nostro caso, soprattutto a causa del costo delle materie prime. Il primo semestre 2023 è stato buono, questo risultato è stato ottenuto grazie alla qualità del nostro servizio ai clienti”.
“Continueremo ad investire in ricerca e sviluppo – conclude Santino Mecenero – lo faremo sempre: è complicato fare un calcolo economico, ma posso affermare con certezza, che ogni anno destineremo una percentuale importante del nostro fatturato a questo dipartimento. In questo percorso decennale abbiamo portato avanti le sperimentazioni delle conce metal free, poi quelle senza glutaraldeide, dove ora abbiamo raggiunto finalmente quello che a nostro parere è un punto d’arrivo, a cui va aggiunta la dinamica dei bisfenoli bassi, ora tramutata in legge. Credo fortemente che sia fondamentale l’idea di cercare di anticipare il mercato, e di avere già a disposizione delle soluzioni prima che le richieste arrivino dal cliente”.

Santino e Lucrezia Mecenero


